L’ennesimo episodio di violenza nel carcere di Rieti, riportato dal sindacato SAPPE, fa notizia fino ad un certo punto: non stupisce che episodi del genere accadano anche nell’istituto di Rieti, un tempo “isola tranquilla”, avendo anch’esso sperimentato rivolte con morti, sciopero della fame finito con morte, proteste pacifiche, suicidio.
Quello che però è nuovo è “nella” notizia: da tempo segnaliamo come un problema il fatto che quanto accade nel nostro istituto sia monopolio di comunicati sindacali, che per ragione sociale sono “di parte”. In questa comprensibile ottica, i sindacalisti pongono l’accento su quanto purtroppo accade e debbono subire gli agenti, cui è dovuta tutta la solidarietà e che a Rieti si dice si siano comportati sempre con correttezza e umanità.
Così però si capisce sempre poco, e nessuno dei lettori è portato a chiedersi, quale sia stato il fatto/la richiesta scatenante dell’episodio; quando il comunicato è generoso, vengono riferiti con espressioni come “motivi futili” o “senza giustificazione”.
Questa volta però, si verifica un fatto inedito: lo stesso sindacato riporta due diverse versioni dell’antefatto dell’aggressione.
Il segretario del SAPPE Lazio scrive alla stampa locale che “L’uomo, ristretto di nazionalità italiana, nella tarda serata ha preteso, con varie scusanti, di essere visitato dal medico di guardia, il quale, coadiuvato dal Sovrintendente ed altro personale di Polizia Penitenziaria, si è recato presso la cella. Entrati all’interno, il medico constatava una simulazione di malessere da parte del detenuto, il quale, a sua volta pretendeva che gli fossero consegnati dei farmaci”
mentre Osapoggi.it, sito web nazionale dello stesso sindacato riporta che:
“L’episodio ha avuto inizio quando il recluso, senza alcun motivo apparente, ha preteso di essere trasferito in isolamento. Al rifiuto del Sovrintendente, l’uomo ha inscenato un tentativo di suicidio, seguito da una simulazione di crisi epilettica. Il Medico di turno del carcere, intervenuto tempestivamente, ha smascherato la simulazione”
Non abbiamo elementi sufficienti per capire, anche se una richiesta di andare in isolamento ed una richiesta di farmaci fanno pensare ad una difficoltà psichica che non stupisce. Quello che vogliamo sottolineare è però l’evidenza conclamata, da questa singolare doppia descrizione, della incompletezza o approssimazione della comunicazione sindacale e l’invito ai media di tenerne conto.
L’auspicio è che la futura nomina di un Garante Comunale possa anche aiutare nella comunicazione e nella conoscenza di quanto avviene all’interno dell’Istituto. Nel frattempo, in attesa dell’esame ed approvazione del nuovo regolamento, del bando e della nomina, l’associazione ha avuto dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria l’autorizzazione alla visita inizio settembre, nella quale accompagneremo l’assessore Giovanna Palomba ed i consiglieri Rosella Volpicelli, Giovanni Grillo e Carlo Ubertini.
L’informazione e la conoscenza sono ancor più necessarie a livello nazionale per affrontare la situazione carceraria che è ormai esplosiva. Questa conoscenza si sta diffondendo ormai a livello politico, ma è ancora insufficiente nell’opinione pubblica, di cui la politica è più follower che leader. Per questo come associazione abbiamo aderito alla richiesta, partita dal gruppo Europa Radicale, che la RAI parli di carcere in prima serata, con tutte le professionalità che vivono gli istituti di pena, avvocati e personalità che se ne occupano da anni. L’appello è consultabile e sottoscrivibile su https://europaradicale.eu/appello-alla-rai-per-speciale-carceri-in-prima-serata/