Berlusconi, le donne e le dimissioni: perché Sabina Radicale non aderisce alla Mobilitazione Nazionale Donne

Sabina Radicale non ha aderito, in quanto tale, alla Mobilitazione Nazionale Donne indetta da Repubblica per domenica 13. Normalmente, non è chi non aderisce che debba spiegare il perché; ci si consenta però una eccezione, date  le varie interpretazioni di regime riguardo alla teoria e prassi radicale, che leggiamo su cronaca locale e nazionale.

Sabina Radicale non ha aderito, in quanto tale, alla Mobilitazione Nazionale Donne indetta da Repubblica per domenica 13. Normalmente, non è chi non aderisce che debba spiegare il perché; ci si consenta però una eccezione, date  le varie interpretazioni di regime riguardo alla teoria e prassi radicale, che leggiamo su cronaca locale e nazionale.

La manifestazione rivendica il ruolo della donna nella società, denuncia come Berlusconi lo offenda e non rispecchi l’immagine della “coscienza civile, etica e religiosa della nazione”, e quindi ne chiede le dimissioni.

Della dignità della donna abbiamo un’idea precisa, che si sostanzia anche politicamente, laddove siamo gli unici a sostenere un bisogno di parità che prescinda da quei ghetti ricattatori come ad esempio le quote rosa ed il diverso trattamento pensionistico: misure che invece di affrontare il problema di base (partiti come organismi a-democratici ed affaristici; welfare basato su un concetto familistico a carico delle donne) relegano le donne ad ancelle o servitrici.

Certo ci è evidente come il comportamento privato di Berlusconi sia un oggettivo problema per una carica istituzionale. Ma a porsi di fronte alla evidente incoerenza tra libertinismi privati e proibizionismi legislativi dovrebbero essere i suoi elettori, piccoli (i votanti) e grandi (i poteri che finora lo hanno sostenuto, in primis il vertice della Chiesa Cattolica). Se noi dovessimo richiedere coerenza, questa è già nelle nostre proposte legislative: legalizzazione della prostituzione, legalizzazione delle droghe; ed anche abbassamento della maggiore età.

Riguardo alla indignazione, stupisce che questa venga in questa specifica occasione, perché questi comportamenti di Berlusconi sono noti da anni, denunciati perfino dalla moglie, documentati dalle registrazioni di Patrizia d’Addario e dalle imbarazzanti dichiarazioni di Noemi. Ed il “modello di relazioni tra donne uomini” è stato più volte manifestato anche in conferenze stampa (il consiglio alla giovane precaria di sposare un suo figlio) e consessi internazionali. La novità di quest’ultimo caso è la rilevanza penale, e forse è questa che ne provocherà le dimissioni, ma il quadro che dovesse indignare (“non ora, ma allora”) era già chiaro.

Stando così le cose, la manifestazione ci appare come strumentale, in appoggio alla magistratura, che surroga da tempo l’azione di opposizione politica: alla fine una ulteriore strumentalizzazione (partitica) del corpo (elettorale e non) delle donne. Le quali purtroppo non sono state con altrettanta forza mobilitate in occasione di leggi infami come la legge 40 sulla fecondazione assistita o quella dei consultori ad opera della regione Lazio. O quando si proclamò allegramente Eluana Englaro come “in grado di procreare”.

Infine siamo contrari alla richiesta di dimissioni: elezioni anticipate avverrebbero in condizioni di palese non democrazia, sia per le regole delle comunicazioni, sia per la attuale legge elettorale, sia per le palesi illegalità archiviate dalla procura di Milano (occupata a spiare Berlusconi ancor prima che commettesse i reati addebitatigli). Quello che occorre è invece PRIMA ristabilire le regole di democrazia e di stato di diritto; richiesta che facemmo anche alla viglia delle elezioni regionali, chiedendone – da nessuno ascoltati –  lo spostamento di un mese.Inoltre ci chiediamo cosa siano dimissioni in cui nessuno che le chieda indica quale dovrebbe essere il poi (elezioni o meno): guidato da chi, per fare cosa e con chi. Questo è il senso della azione di Pannella per rimettere al centro della discussione “le cose da fare”; ed attenzione: questa mancanza di una indicazione di alternativa è avvertita dai cittadini!

La sensazione, corroborata dal comportamento della Procura di Milano, riguardo questa richiesta di dimissioni è che esista una convergenza di poteri (economici, sociali, partitici) i quali, ritenendo ormai  Berlusconi umanamente alla frutta, cerchi un avvicendamento che garantisca la continuità del regime: non a caso è stato fatto fuori, con il trappolone del 14 dicembre, il troppo liberale Fini, che era di Berlusconi l’erede naturale, e si parla di ticket tra il cripto-leghista Tremonti ed il ciellino Formigoni.Formigoni a cui il pubblico voto di castità non impedisce di perseguire illegali affari privati con Saddam tramite il compagno di fede Tarek Aziz e con le coop rosse tramite la Compagnia delle Opere ciellina, di candidarsi per la 3° volta a presidente lombardo contro la legge (coperto dall’analoga violazione del democratico Errani), di organizzare firme false per inserire le innamorate del premier in consiglio regionale senza timore di contestazioni da PD, Santoro e Vauro.

E’ all’interno di questa cornice, che non da ultimo, come laici, libertari ed antidogmatici, rifiutiamo l’insidiosissimo concetto, contenuto nell’appello, che la nazione possa o debba avere una immagine etica e religiosa.


Marco Giordani
segretario Sabina Radicale

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