È venuta in visita a Rieti, presso il locale carcere, la presidente Polverini. Non può non far sorridere il fatto che la sua visita, che non era di atto ispettivo ma da tempo programmata, sia stata tenuta sotto silenzio dai suoi (ex?) sostenitori, che si sono ben guardati dall'avvisarne gli elettori a cui l'avevano entusiasticamente proposta un anno fa.
È venuta in visita a Rieti, presso il locale carcere, la presidente Polverini. Non può non far sorridere il fatto che la sua visita, che non era di atto ispettivo ma da tempo programmata, sia stata tenuta sotto silenzio dai suoi (ex?) sostenitori, che si sono ben guardati dall'avvisarne gli elettori a cui l'avevano entusiasticamente proposta un anno fa.
Ma quello che più ci interessa è la sua dichiarazione sul carcere: «Ho visitato quasi tutte le carceri del Lazio, spesso ho visto problemi di sovraffollamento e strutture in alcuni casi fatiscenti, questa di Rieti è un caso opposto».
È un caso opposto perché è aperto solo molto parzialmente per mancanza di operatori, su cui non si vede spiraglio. Adesso la Polverini ne parlerà al Ministro; questo dimostra che ella non conosceva la situazione, e che pensa che neppure il ministro la conosca! Beata ingenuità o faccia tosta?
Ma quel che è peggio è il continuare la musica del Carcere di Rieti come non sovraffollato; invece quel poco aperto è il più sovraffollato del Lazio, con un indice di sovraffollamento del 91%: 107 detenuti dove ce ne andrebbero 56.
Continuare a definire il Nuovo Complesso come "non sovraffollato" evidenzia come, al di là delle dichiarazioni vane e perennemente disattese, il problema delle carceri sia visto dalla destra come un problema edilizio, che riguarda mura che sono sottoutilizzate, e non invece che riguarda le persone, detenuti ed operatori, che ci stanno dentro.