Proposto a Rieti un quoziente familiare per coppie sposate

È stata data notizia che mercoledì 6 luglio il Consiglio Comunale di Rieti discuterà (e sicuramente approverà) una delibera che introduce nel Comune il "quoziente familiare". Non è il quoziente familiare di cui carsicamente si parla a livello nazionale, e che è il cavallo di battaglia dell'UDC; quella tassazione, non solo a nostro avviso, avrebbe l'effetto di ricacciare le donne a fare le casalinghe, mentre il paese soffre invece del viceversa, frenato dalla emarginazione delle energie femminili.

Questo comunale (proposto sempre dall'UDC che almeno in Comune dovrebbe essere all'opposizione) immaginiamo sia qualcosa di diverso che incida sulle tariffe comunali, in cui si terrà conto non solo del reddito dei cittadini, ma anche della composizione della loro famiglia, ed in particolare "della presenza o meno di figli a carico, anziani, invalidi e disabili all’interno del nucleo familiare". Quello che non si capisce è però quale sia il vero spirito del provvedimento.

Si dirà: aiutare chi è più in difficoltà, vivendo con figli numerosi, disabili, anziani. Ma allora perché il richiamo al fatto che ci si baserà sulla famiglia "basata sul matrimonio" e quindi non sulla "famiglia anagrafica", che pure è già conosciuta negli uffici comunali come nucleo di persone che vivono insieme? Se il provvedimento fosse ideato per venire incontro a difficoltà oggettive di una famiglia con disabili, quale il senso di discriminare un disabile figlio di una coppia sposata rispetto ad un disabile che vive in una "famiglia anagrafica"?

E se l'effetto non è un aiuto a chi ha bisogno, cos'è che si cerca? Non certo "invogliare" al matrimonio chi, per forza o per scelta, viva diversamente, giacché non sarà uno sconto sull'immondizia a spingerci all'altare. Né si può immaginare che si vogliano "punire" i non sposati, e i propri figli, i propri disabili, i propri anziani, tutti rei di essere figli o genitori di persone così "strane".

La verità è che non c'è niente di tutto questo, nei retro-pensieri dei nostri amministratori: a loro interessa solo usare la parola "famiglia", come già si fece cinque anni fa, per posizionarsi, avvicinarsi, annusarsi, evidenziarsi in vista della campagna elettorale della prossima primavera; che speriamo sia una vera primavera.

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