Si è svolta Domenica 17, organizzata da Radicali Italiani, una visita al Carcere di Rieti. La delegazione radicale, composta da Marco Giordani, Alessio Torelli e Marco Arcangeli è stata accompagnata da Lodovica Rando – consigliere comunale M5S – e Marco Cossu – consigliere provinciale Fratelli D’Italia.
Il Carcere di Rieti, come già evidenziato nelle precedenti visite, è una buona struttura, dove le condizioni di vivibilità sono sicuramente migliori rispetto alla media degli altri istituti. La popolazione detenuta a Rieti è particolare, sia perché composta per lo più di condannati definitivi (nonostante come Casa Circondariale dovrebbe ospitare detenuti in attesa di giudizio o per brevi condanne) sia perché costituita per oltre la metà di stranieri.
Manca tuttavia un rapporto proficuo con il territorio, alimentato non dalle istituzioni ma solo da alcuni gruppi di volontari. Esperienze di lavoro interno sono fallite lasciando in abbandono le pur notevoli strutture, quelle di lavoro esterno (molto positiva quella ad Amatrice) non riescono ad avere seguito e diffusione. Non va per esempio nella direzione giusta la recente proposta in Consiglio Comunale di Rieti di utilizzare per lavori di pubblica utilità gli autori di reati lievi del Codice della Strada, anziché cogliere l’occasione per un processo di reinserimento e riabilitazione per i detenuti.
Il lavoro da tutti viene considerato la strada per il reinserimento sociale dei detenuti. Non è forse un caso che il carcere di Rieti, difficilmente raggiungibile e con scarse opportunità di lavoro offerte dal territorio, sia destinazione di stranieri ben oltre la media nazionale, nella supposizione che gli stranieri abbiano meno bisogno di essere visitati e di essere reintegrati.
Altro annoso problema dell’Istituto è la assenza colpevole da parte della ASL: ad esempio per la carenza del supporto psichiatrico: le 18 ore settimanali – quando garantite- si concretizzerebbero, su 238 detenuti in terapia psichiatrica, in 3 minuti a testa; non c’è inoltre un psicologo per prendere in carico i nuovi arrivi. Trattamenti Sanitari Obbligatori vengono richiesti (e sottoscritti dal Sindaco) in un numero di che è giudicato eccessivo e forse con troppa leggerezza vengono disposte delle “sorveglianze a vista” il cui onere inevitabilmente ricade sulla polizia penitenziaria.
Di notte non ci sono infermieri a supporto del medico di guardia, ma soprattutto la ASL non fornisce una serie di prestazioni specialistiche (otorino, dermatologo, oculista, urologo) le quali richiedono di spostarsi in Ospedale anche per situazioni facilmente risolvibili in ambulatorio (misurazione della vista, rimozione di un tappo di cerume, esame di una verruca). Questo è un aspetto particolarmente grave perché comporta che ben 3 agenti siano distaccati per scortare il paziente, in una situazione in cui la polizia penitenziaria è in carenza di oltre 50 agenti (a fronte di 70 detenuti oltre la capienza massima).
L’aspetto paradossale di queste che tecnicamente si chiamano “traduzioni” (anche se qualcuno le chiamerebbe “gite”, seppure in manette) di poche centinaia di metri da Carcere ad Ospedale è che, mentre viviamo un periodo in cui la “sicurezza” dei cittadini viene invocata ad ogni occasione, quotidianamente (ben 326 traduzioni sanitarie nel 2017) si viene a creare una situazione che, secondo la narrazione comune, esporrebbe gli stessi cittadini a dei rischi; è evidente la contraddizione tra le intenzioni (del comune sentire e del nuovo governo) di ridurre i permessi ai detenuti giudicati “meritevoli” dai magistrati di sorveglianza e un sistema ASL che invia quotidianamente in ambulatorio anche detenuti potenzialmente pericolosi.
La visita della delegazione è proseguita in una delle sezioni degli 84 Sex-Offender, che costituiscono una categoria eterogenea che mette insieme stupratori e pedofili con violenti e molestatori telematici. Essi vivono separati dal resto dei detenuti (280) e questo fa sì che la loro condizione sia più critica di quella degli altri, anche visivamente: negli spazi di passeggio – da anni desolatamente “nudi”, nelle celle – che ospitano spesso 4 detenuti in uno spazio progettato per 2; aspetto quest’ultimo che restringe anche lo spazio calpestabile per ogni detenuto, che dovrebbe essere sopra i 3mq per non incorrere in “trattamento disumano e degradante” (vero che la condizione è attenuata dal regime di celle aperte per gran parte della giornata, in vigore nell’intero Istituto).
Nella visita alla sezione abbiamo ricevuto diverse lamentele, segnalazioni e richieste da parte dei detenuti, che abbiamo subito girato al pur sensibile personale penitenziario. Esse, spesso legate a disfunzioni legate a mancanza di organico (“mai visto educatore in 4 mesi”, “nessun fisioterapista dopo 4 mesi da un intervento ortopedico”, “il magistrato non si vede”) dimostrano come sia rilevante la lontananza, per i mille problemi individuali, sia dei Magistrati di Sorveglianza (che risiedono a Viterbo) che del Garante dei Diritti dei Detenuti (che risiede a Roma).
Sarebbe per questo opportuna la presenza fissa a Rieti, in giorni prestabiliti, di un Magistrato di Sorveglianza. Torniamo inoltre a chiedere alla Amministrazione Comunale di Rieti di provvedere al bando per concretizzare l’Ufficio del Garante Comunale (che ricordiamo è previsto senza emolumenti).
Ma fra tutte le urgenze, quella sanitaria è la maggiore. L’attuale carenza di organici medici in Ospedale non è una scusante della situazione, perché essa si trascina così, e pericolosamente, da sempre. E’ necessario che sulla ASL intervengano con decisione sia la Regione, sia il Sindaco come Autorità Sanitaria Locale.
Un ultimo appello è alle palestre cittadine: la palestra del carcere è una importante sfogo di energie anche psichiche per i detenuti, specie per i sex offender che non hanno neppure uno spazio esterno utilizzabile per il calcio. Purtroppo, per mancanza di fondi, essa è desolatamente povera di attrezzature. Sarebbe un bel segnale per qui fuori ed un importante aiuto per lì dentro se si riuscisse a dotarle di attrezzi, magari nel periodico rinnovo degli stessi da parte delle palestre. Potrebbe magari prendere questa iniziativa il Consigliere Delegato allo Sport?
Marco Giordani e Alessio Torelli
Segretario e Tesoriere di Sabina Radicale – Radicali Italiani