La momentanea soluzione alla questione dell’impianto per biogas permette a Sabina Radicale, in attesa di una definitiva regolamentazione della materia, di tornare sul rapporto che la città (e Vazia in particolare) ha con il suo carcere.
Abbiamo osservato come, dopo il nostro comunicato che segnalava (a chi certo però lo sapeva) come il carcere sia il più vicino dei “siti sensibili” al progettato impianto, qualcuno in più lo abbia citato; tra questi anche la Lega nel suo comunicato.
Tuttavia accade spesso che esso venga definito, come anche nel caso della Lega, “SUPERcarcere”. Ebbene Vazia e Rieti debbono sapere che il nostro carcere non ha niente di super: non è di ”Alta Sicurezza”, non ha reparti di politici, né condannati per mafia. È una “casa circondariale”, designata per detenere persone in attesa di giudizio o condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni. Tanto che in tutti i reparti da anni vige un regime di celle aperte. Queste celle aperte vengono gestite in una cosiddetta “sorveglianza dinamica” il cui principio, definito dal Ministero, è “dal controllo alla conoscenza del detenuto”.
Niente di SUPER, quindi; togliamoci da questa diceria, nata quando si temeva chissà che dalla sua futura costruzione, ma alimentata ancora oggi. Diceria accompagnata da altri pregiudizi che portano ancora oggi un autorevole membro del comitato ad considerare l’Istituto come una delle numerose forme di “monnezza” riservate a Vazia. Questo è inaccettabile. Tanto più che il carcere sorge su un terreno tanto inquinato, per quanto nei decenni precedenti la costruzione ci è stato sotterrato, da non poter essere dai detenuti coltivato per un orto e neppure usato per un canile. Insomma potremmo dire che il carcere l’immondizia da Vazia l’ha presa, non ne ha portata.