Il sindaco Cicchetti non ha dato sufficienti spiegazioni alla cittadinanza in merito alla sua decisione di mantenere le scuole chiuse a Rieti, nonostante la riapertura decisa dalla Regione Lazio.
Cicchetti dichiarò tempo fa che essere “massima autorità sanitaria del comune” non gli desse più poteri che la obbligata firma di qualche TSO. Ora invece chiude le scuole adottando una misura restrittiva rispetto alla Regione. Qualcuno deve aver informato Cicchetti che in effetti dei poteri in materia sanitaria li ha, eccome, e questo è un bene. Tuttavia il potere si esercita, anche autocraticamente, fornendo gli elementi su cui si basa e trasparenza sulle motivazioni.
Dalla nota del Comune di Rieti si legge che “la decisione, a tutela della salute pubblica, è stata assunta anche in considerazione del fatto che la riapertura delle scuole in presenza per soli due giorni, prima della sospensione per le vacanze pasquali, esporrebbe la popolazione al rischio di contagio proprio nel periodo di maggior diffusione di nuove varianti che risultano essere più aggressive sulla popolazione giovanile”.
Innanzitutto ricordiamo che già il Presidente di Regione, in base al fattore di nuovi contagi settimanali, avrebbe titolo per lasciare comunque sia Rieti città che la provincia in zona rossa, essendo entrambe da giorni stabilmente ben oltre la quota di 250 contagi settimanali per 100mila abitanti (280 per il comune, 306 per la provincia).
Se fossero i dati epidemiologici generali ed ufficiali ad aver mosso Cicchetti, egli avrebbe dovuto rivolgersi a Zingaretti e sollecitare il proseguimento della zona rossa.
Invece la sua attenzione si è rivolta alle sole scuole. Ma che evidenze ha Cicchetti che le scuole di Rieti rappresentino una eccezione rispetto a quanto dimostrato nello studio su 7,3 milioni di soggetti, recentemente pubblicato su The Lancet, che dimostra l’assenza di correlazione tra riapertura delle scuole e diffusione del virus? Se gli insegnanti sono stati vaccinati con priorità insieme agli anziani, che senso ha tenere le scuole chiuse? Verrebbe da pensare che la ASL abbia fornito al Comune dati estremamente allarmanti sulle scuole, ma quali sono?
Nella stessa nota si legge infatti che “a chiedere di posticipare il rientro in presenza al 7 aprile per le attività didattiche del primo ciclo, erano stati anche alcuni dirigenti scolastici con una nota inviata al Sindaco nella mattinata odierna”, e la ordinanza specifica quali, anche citando le motivazioni che sarebbero (oltre alla allarmante – per tutti e tutti i luoghi – situazione epidemiologica) le “disposizioni di quarantena che coinvolgono alunni e personale”.
Dato per scontato che tre dirigenti sui cinque degli istituti scolastici cittadini non sono un comitato tecnico scientifico di epidemiologi, il fatto che la ordinanza citi virgolettando questo passaggio sulle quarantene fa capire che la richiesta sia stata di carattere organizzativo. Ma studenti e genitori hanno meno dignità e meno problemi organizzativi dei presidi? Sono stati ascoltati?
Queste disposizioni di quarantena inibiscono la ripresa di qualsiasi attività? E dove? E per quanto: finora non sono state gestite e come lo saranno da dopo Pasqua?
Poi forse la sanità pubblica o l’organizzazione scolastica non sono stati il solo motore della decisione: sulla stampa si legge che con questi giorni di chiusura si possono ultimare dei lavori edili, i quali verrebbe da pensare che evidentemente non possano essere svolti quando le scuole sono fisiologicamente chiuse (pomeriggio, festivi).
Triste vicenda questa che, così come presentata, conferma l’opacità delle decisioni autocratiche di Cicchetti, l’andare dietro ad istanze personali o corporative a scapito dell’interesse pubblico, che – specie in una città come Rieti – sta nella istruzione e nella qualità delle future generazioni.