Il Comune di Rieti quanto ci mette a pagare le imprese?

L’indagine CSEL, la proposta di Radicali Italiani

Uno dei problemi che maggiormente strozzano le piccole e medie imprese sono i ritardi di pagamento delle Pubbliche Amministrazioni. Non è raro che le imprese falliscano pur vantando crediti da Stato, Comuni, ASL, o non possano accedere a gare o bandi perché non in regola, per mancanza di liquidità, sui contributi ai dipendenti.

Questo naturalmente impatta ancora di più in territori, come Rieti, dove i clienti pubblici sono preponderanti rispetto ai clienti privati.

A livello nazionale i crediti arrivano a 60 Miliardi di euro. A livello locale come va? Un recente rapporto dello Centro Studi Enti Locali (Csel) elaborata per l’Adnkronos, segnalato dalla pagina FB OpenRieti, ci dice che il 35% dei comuni capoluogo sfora i termini di legge per il saldo delle fatture; purtroppo questa percentuale sale al 67% al Sud, Sud in cui ormai Rieti appare saldamente in ogni statistica.

Sì, ma Rieti? Beh, dice il rapporto: “non conoscibile il dato di Rieti che non ha ottemperato all’obbligo di pubblicazione dell’indice di tempestività dei pagamenti 2022”; peraltro in compagnia di Novara, Brindisi, Siracusa.

Innanzitutto vediamo perché, poi cerchiamo di capire la situazione delle imprese creditrici.

Forse non tutti i cittadini sanno che il Comune di Rieti ha due diversi siti per la Trasparenza. Il primo ha traccia di questi indicatori ma si ferma al secondo trimestre del 2022 (insomma al subentro di Sinibaldi a Cicchetti).

Poi c’è il secondo in cui frettolosamente, a fine giugno, sono stati caricati i dati annuali 2022 e successivamente (il giorno dopo ferragosto) quelli del primo e secondo trimestre 2023. Non ci stupiremmo se questo affannoso tardivo recupero di pubblicazione dell’indice di tempestività sia stato sollecitato dall’indagine del CSEL.


Quando doveva essere pubblicato, questo indicatore? Il Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri del 22 settembre 2014 dispone di farlo entro un mese da fine anno e fine trimestre. Per inciso, chiede anche che siano “in un formato tabellare aperto che ne consenta l’esportazione, il trattamento e il riutilizzo” cosa che non è, né con Cicchetti né con Sinibaldi.

Ma, a parte l’efficienza della comunicazione extra-social dell’amministrazione, i pagamenti come sono? E per altre amministrazioni pubbliche? Allora: è rientrata nella legalità (indice sotto allo zero, sono i giorni di saldo rispetto alla scadenza) negli ultimi tre anni la ASL, mentre in costante difetto oltre al Comune, sono anche Provincia e Prefettura.

Però non che questo indicatore dica tutto, giacché le amministrazioni hanno capito che per abbassarlo e fare migliore figura conviene pagare velocemente i grandi fornitori e rimandare i piccoli, ad esempio gli artigiani locali: meglio tanti piccoli creditori che pochi grandi!

Scopriamo infatti, dai dati che il Comune di Rieti rende disponibili, che il debito complessivo verso le imprese viaggia ultimamente tra i 6 milioni e gli 11 milioni di euro e che le imprese creditrici sono intorno alle 500; il credito medio per impresa varia nel tempo ma mai sotto i 13mila euro.

Per un’impresa come uscirne “strutturalmente” (intendiamo: a parte l’andare a raccomandare il saldo della fattura)?
Radicali Italiani ha in corso una raccolta firme su una proposta di legge di iniziativa popolare, messa a punto con la famosa CGIA di Mestre, che chiede che professionisti e imprese in credito con la pubblica amministrazione possano utilizzare questo credito per il pagamento di imposte e contributi oppure cederlo a un intermediario finanziario.

Sarà successivamente l’Agenzia delle Entrate, tramite i Ministeri, a recuperare la somma mediante riduzione delle somme a qualsiasi titolo dovute dallo Stato all’ente territoriale (escluse le ASL, che comunque a Rieti è virtuosa nei pagamenti).

Potete firmare la proposta ai tavoli radicali, all’URP del Comune, o online con SPID su https://radicali.it/firma/


Il Carcere di Rieti merita una diversa conoscenza

Informazione monopolizzata da un sindacato – La necessità di nominare il Garante Comunale

La morte per sciopero della fame e della sete della madre detenuta a Torino, senza che nessuno all’esterno sapesse di lei, ci tocca tutti come cittadini dello Stato che la aveva in custodia, ma richiede una riflessione anche a Rieti su cosa e come esce dagli istituti alla conoscenza della società libera.

Riflettiamo su questo perché nelle ultime settimane sono stati resi noti da uno dei sindacati di Polizia Penitenziaria (il SAPPE) episodi di aggressione a Rieti ai danni di agenti.

Come Sabina Radicale esprimiamo naturalmente la nostra solidarietà e vicinanza alla polizia penitenziaria di Rieti, per le condizioni di lavoro cui sono sottoposti lavoratori e lavoratrici, cronicamente sotto organico, e anche, nei casi in questione, per i rischi che derivano loro da una cattiva gestione in questo Paese della salute mentale, che spesso trova nel carcere la sua “soluzione”.

Diciamo questo perché i primi due fatti si riferiscono l’uno ad un episodio occorso in Ospedale da parte di un internato in REMS – cioè persona giudicata NON colpevole a causa della sua malattia mentale – e l’altro ad un episodio occorso in carcere durante l’accompagnamento in infermeria di un detenuto proveniente dal Reparto di Diagnosi e Cura di Reggio Emilia, dove peraltro esiste nel locale Penitenziario una sezione “Articolazione per la Tutela della Salute Mentale”, sezione assente a Rieti. E anche il terzo episodio viene riferito come legato ad una richiesta di psicofarmaci, il cui uso riguarda ufficialmente (vedi rapporto di Antigone dell’aprile scorso) quasi la metà dei detenuti.

Il problema che poniamo è però che, pur nella gravità degli episodi, l’immagine trasmessa dal sindacato SAPPE finisce per dare una visione parziale della vita all’interno dell’istituto e del rapporto tra detenuti e detenenti e quindi diversa da quella, di grande collaborazione e di rapporti sereni, che abbiamo sempre riscontrato nelle nostre visite. A questo scopo ricordiamo l’iniziativa www.devivedere.it di Radicali Italiani che si offre di portare cittadini in visita negli istituti.

Un sindacato non ha certo come mandato sociale il dare notizie, ma piuttosto rivendicare qualcosa per i suoi iscritti. E infatti quello che avviene è che si prenda spunto da queste comunicazioni per dar forza a proprie storiche richieste, come l’abbandono della vigilanza dinamica (cioè il fatto che i detenuti possano liberamente spostarsi all’interno della sezione e non rimangono chiusi in cella) e addirittura l’uso del Taser, che è concesso finora a Forze dell’Ordine “esterne”. Il Taser viene addirittura reclamato parlando di un pugno ricevuto da un agente, quando questa “pistola elettrica” ha una distanza minima operativa di 1,5 metri ed ottimale da 2 a 5 metri (secondo il Vademecum della Polizia di Stato, il quale raccomanda “la stessa attenzione con cui si tratta un’arma da fuoco”).

Il problema è però non tanto quello che questo sindacato propugna ma il suo monopolio dell’immagine che all’esterno si ha dell’Istituto di Vazia. Ad esempio nel 2022 ci sono state 7 aggressioni ai danni di agenti, ma anche 5 tentativi di suicidio (e 42 atti di autolesionismo) di cui nulla si è saputo fuori.

E’ importante quindi che del carcere si abbia una informazione più obiettiva; se ne escono solo episodi critici, e descritti con quel fine, la città di Rieti continuerà a guardare a quel mondo attraverso quella particolare lente. Non per niente, quando anni fa proponemmo a consiglieri comunali una visita, ci fu chi, avendo letto un comunicato sindacale di allora, rispose che preferiva aspettare che la situazione si calmasse.

Anche per questo, torniamo a chiedere all’Amministrazione Comunale (ma anche al Consiglio Comunale tutto) di concretizzare finalmente la nomina di un Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà, figura a titolo gratuito istituita ormai 10 anni fa e mai nominata; figura che possa anche riequilibrare l’informazione ed agevolare un rapporto, finora assente, tra l’istituto e la città