Nelle cronache della presentazione del nuovo Prefetto di Rieti Pinuccia Niglio, rappresentante dello Stato e responsabile della sicurezza, troviamo passaggi particolarmente degni di attenzione: il concetto di sicurezza che è soprattutto (specialmente qui, aggiungiamo noi) quella percepita, per la quale percezione occorre “far capire le priorità e spiegare a pieno le problematiche alla cittadinanza” e la richiesta (che vediamo come conseguente) alla stampa di non fare titoli ad effetto ed essere costruttivi.
Purtroppo, proprio nella stessa giornata, dobbiamo rilevare esattamente questo problema: titoli ad effetto che generano una ingiustificata percezione di insicurezza.
Occorre una premessa: in Italia, e non solo, il consumo di sostanze cosiddette stupefacenti è molto diffuso. Secondo relazione del Governo al Parlamento, a pag, 68, si legge che nel 2022 ben 4 milioni di persone (8,5% della popolazione tra 18 ed 84 anni) hanno utilizzato cannabis e circa 2 milioni (4%) l’hanno consumata nel mese”.
Un fenomeno di queste dimensioni, e come esso è regolamentato, dovrebbe essere perciò conosciuto, certo dai consumatori effettivi o potenziali, ma anche dagli organi di stampa quando ne parlano. Purtroppo non è così. Vediamo cosa è successo.
Nel fine settimana, un’operazione dei Carabinieri di Poggio Mirteto ha portato alla denuncia di due persone per guida in stato di ebbrezza. Una terza persona, finita in ospedale, è risultata anch’essa con tasso alcolemico superiore alla legge e quindi denunciata.
Nelle analisi effettuate al Pronto Soccorso, è risultata la positività a cannabis e oppioidi; da ciò è scaturita non una denuncia ma una segnalazione come assuntore di stupefacenti al Prefetto.
Questo perché la assunzione di cannabis può essere rilevata anche dopo un mese che è avvenuta, mentre gli indicatori di assunzione di oppioidi (eroina, metadone ma anche numerosi farmaci) persistono anche per 3 giorni (il metadone fino a 7); anche la Corte di Cassazione ha specificato che la semplice positività al test delle urine o del sangue non è una prova sufficiente per confermare lo stato di alterazione, ma può essere data da consumi avvenuti precedentemente. Occorre, quindi, un referto del medico che ha preso in cura l’automobilista che confermi la guida sotto effetto di stupefacenti, descrivendo dettagliatamente i sintomi e lo stato di alterazione psico-fisica.
Quasi tutti i lettori reatini hanno invece purtroppo letto altro, e questo stupisce perché questi accadimenti non sono eccezionali nella nostra provincia, visti i numeri nazionali di assuntori e l’uso generalizzato dell’auto in questa provincia.
Diversi media hanno titolato e scritto infatti di “denuncia per consumo di droga” ed addirittura alcuni di “guida sotto gli effetti della droga” o “guida drogato”.
La grandissima percentuale di incidenti dipende da altri fattori che la non lucidità del guidatore, e quando questo avviene, l’alcool conta 10 volte le sostanze stupefacenti (nel 2020 11mila le multe per ebbrezza, mille per influenza di stupefacenti); nel 9% degli incidenti con lesioni c’è ebbrezza, nel 3% si rileva la trascorsa assunzione di sostanze (il che come si diceva non comporta esserne sotto l’effetto).
Questi sono i numeri, quelle sono le leggi. Allora tutti facciano lo sforzo, richiesto dal Prefetto, per rappresentare correttamente i fatti e – aggiungiamo – per non criminalizzare l’uso di sostanze oltre quanto è già in atto.