Denso di contenuti il convegno “Non c’è più tempo”, tenuto martedì 9 dalla Camera Penale di Rieti.
Il tema era quello della situazione drammatica del sistema carcerario, che vede quest’anno superare ogni statistica di affollamento e di suicidi, sia dei detenuti che del personale (spia quest’ultima, più di ogni altra, del malessere dell’istituzione).
Il “Non c’è più tempo” si rispecchia peraltro nella crescente sofferenza che, acuita dal caldo estivo, è già sfociata in pacifiche proteste ma anche rivolte a Milano, Firenze, Viterbo, Trieste. Oggi Rieti è più tranquilla, al di là di ciò che viene comunicato dai sindacati della Penitenziaria, ma non dimentichiamo che ad inizio Covid fu scenario di una sanguinosa rivolta, conclusasi con 3-4 detenuti morti; episodio su cui la Procura aveva aperto un’inchiesta.
Ben scelti i relatori del convegno, che rappresentavano tutti i punti di osservazione della tematica: una direttrice di istituto, un’avvocata penalista, un Garante detenuti, un Magistrato.
Tra i relatori, l’avvocato Maria Brucale – componente del Direttivo di Nessuno Tocchi Caino – ed il garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia.
Entrambi si sono soffermati sull’analisi del recente decreto legge 92/2024 “Carcere Sicuro”. I relatori tutti hanno comunque evidenziato i limiti di questo decreto, che altrove abbiamo letto sintetizzare come “nulla di straordinario, poco di necessario, scarsamente urgente”. Il procuratore dottor Capizzi lo ha analizzato insieme alla riforma Cartabia soffermandosi soprattutto sulle misure alternative e sulle pene sostitutive, sottolineando l’importanza di quest’ultime anche per deflazionare i tribunali di sorveglianza (il nostro è a Viterbo).
Anastasia si è anche soffermato sul ruolo del Garante, che ovviamente non è quello di “garantire” ma che è quello di specifico “difensore civico”, importante per dare voce esterna, e specialmente verso le amministrazioni, delle problematiche generali e delle singole istanze dei detenuti. In questo quadro ha anche auspicato la finalizzazione del processo di nomina di un Garante Comunale a Rieti, per il quale ha confermato l’avvenuta convergenza con l’assessore Palomba.
Al “nostro carcere” ha fatto spesso accenno Marco Arcangeli, come moderatore del convegno, che significativamente ha visto la partecipazione della direttrice dell’istituto di Rieti, Chiara Pellegrini.
Come anche Maria Brucale per quanto riguarda il piano generale, la direttrice ha puntato l’attenzione sulle carenze di organico che aggravano i problemi di sovraffollamento, che tra l’altro a Rieti è ben sopra la media nazionale (504 presenti alla data, per una capienza regolamentare di 289).
Mentre i problemi del carcere come istituzione andrebbero affrontati (ma incisivamente) a livello nazionale, qualcosa parallelamente si può e deve fare in questa città per il carcere come istituto.
Nota dolente presentata dalla direttrice è infatti l’assenza di connessione tra città e istituto, situazione che Sabina Radicale evidenzia da decenni. La direttrice raccontava di aver esemplificato ciò, in un incontro avuto con il Sindaco, nell’assenza anche di indicazioni stradali per raggiungere l’istituto stesso.
Questa lontananza della città dal nostro carcere dalla era purtroppo evidente in platea. Non ci riferiamo tanto all’amministrazione e alla politica, che comunque a breve si occuperà del tema dovendo andare a finalizzare il nuovo regolamento per un Garante Comunale e poi la scelta dello stesso, quanto al tessuto sociale, specie del mondo del lavoro.
Lo diciamo portando ad esempio il fatto che da febbraio un detenuto lavora al McDonald’s di Rieti, grazie ai consistenti sgravi contributivi e fiscali della legge Smuraglia, all’opera della associazione Seconda Chance della giornalista Flavia Filippi e alla lungimiranza ed apertura del titolare Paolo Orabona. La legge Smuraglia esiste da oltre 20 anni ma la sua conoscenza è scarsa, nonostante l’ottimo lavoro di Seconda Chance, che già nell’autunno del 2022 incontrò l’amministrazione e per suo tramite alcuni imprenditori.
Ci sono altre imprese che, magari indirizzate e supportate dalle proprie associazioni, vogliano cogliere l’occasione di seguirne l’esempio?