Ho partecipato venerdì 29 ottobre al convegno sulla sanità provinciale, organizzato da Alleanza per Rieti; convegno con molti relatori, il che purtroppo ha impedito interventi, pure sollecitati, dal pubblico.
Perciò, come promesso a Paolo Bigliocchi, invio per posta le considerazioni che avrei voluto aggiungere a quanto detto dai relatori.
Ho partecipato venerdì 29 ottobre al convegno sulla sanità provinciale, organizzato da Alleanza per Rieti; convegno con molti relatori, il che purtroppo ha impedito interventi, pure sollecitati, dal pubblico.
Perciò, come promesso a Paolo Bigliocchi, invio per posta le considerazioni che avrei voluto aggiungere a quanto detto dai relatori.
• Molti relatori hanno evidenziato, stupendosene e rammaricandosene, di come la Polverini abbia scelto di non confrontarsi con il consiglio regionale ed i "territori", nell'estensione del suo piano. Ma questo la Presidente lo aveva annunciato già in campagna elettorale, quando nel faccia a faccia con la Bonino affermò che lei non aveva bisogno di fare gli stati generali della sanità, perché aveva già visitato tutti gli ospedali e sapeva benissimo cosa fare. Ecco, secondo me, è mancata allora la capacità o la volontà di evidenziare questo messaggio all'elettorato, specie nelle province, dove si sapeva già che i tagli ci sarebbero stati.
• Mi ha fatto piacere che il consigliere Celli si sia soffermato sulle strutture di Hospice, e gli avrei segnalato che a Rieti un Hospice c'è, nuovo, da 10 letti, costato 3M euro e che non verrà aperto nonostante la Polverini dichiari che i 4 posti presenti all'interno dell'Ospedale siano da aumentare e regolarizzare. E non sono trascurabili, 3M se confrontati con i 6M che si legge siano stati spesi per le sale operatorie di Magliano; per le quali la Polverini ha fatto notare che anche gli altri ospedali le hanno, cosa che non si può dire però per l'Hospice, visto che il 90% dei 230 posti in regione, è privato convenzionato. E da notare come qui non si apra quello pronto, ma se ne faccia uno, sempre da 10 letti, a Monterotondo, perché è in un altra macroarea!
• E qui mi ricollego all'altra cosa che volevo dire, sulle macroaree. Tutti dicono che le macroaree sono la radice di tutte le altre disfunzioni. Sono d'accordo. Ma mi chiedo perché la protesta e le obiezioni siano venute solo alla pubblicazione del piano, visto che della divisione in macroaree si sapeva già da molto tempo prima (ho trovato un comunicato del verde Bonelli del 1° giugno). Magari un'azione forte, allora, poteva portare ad una loro revisione, o ad un piano diverso.
• Si è evidenziato, poi, come queste macroaree rendano le province dipendenti da Roma. Ma non si è abbastanza evidenziato, a mio avviso, che spaccano dei territori – la Sabina reatina e la Sabina romana. Sì, Melilli nel suo intervento ha ricordato come dovrebbero essere riunite e come si sia speso per questa prospettiva; però, fatto questo accenno, l'analisi successiva è rimasta negli stretti confini provinciali (stavo per dire elettorali); francamente non mi è piaciuto sentire da Melilli l'opinione (non so se sua) che alla fin fine la cancellazione dell'ospedale di Monterotondo potrebbe favorire quello di Rieti; avrei preferito sentir dire che l'Ospedale di Monterotondo, che aveva 25mila accessi al Pronto Soccorso (molti, in confronto ai 7mila di Magliano) costituiva un asse su cui la sanità sabina si sarebbe potuta e dovuta fondare. E anche sentir pensare al 20% di suoi utenti "fuori ASL" (probabilmente reatini) che forse andranno a Rieti, o più probabilmente a Roma.
• Qui mi ricollego anche all’impressione di un approccio ai problemi della sanità focalizzata sulle strutture nella provincia, più che sui cittadini utenti. E, se posso fare un appunto all'organizzazione (a parte il non averci invitati come "partito politico") è che qest'impressione è coerente con la scelta come co-relatori dei soli sindacati, (che per mandato sono dalla parte
dei lavoratori, anche se spesso si assumono la rappresentanza della cittadinanza) e non di associazioni più vicine agli "utenti" della sanità.
• Un’ultima nota è la raccomandazione di non tacere (so che il consigliere Celli non lo fa) sulla legge Tarzia sui consultori regionali (attraverso cui passa un terzo dei 100mila parti annuali nel Lazio) che li mette nelle mani di associazioni integraliste, attraverso cui tutti gli utenti (che si dà per scontato essere coppie sposate) dovranno prima passare e con il (letterale dalla legge) “dovere di collaborare”. Stiamo assistendo ad una controriforma che è certamente il laboratorio di un attacco nazionale alla legge 194. Non credo sia un caso che questa legge venga presentata in questo periodo in cui ci troviamo a parlare di altri aspetti della sanità regionale. Spero poi che il silenzio non sia legato alla co-firma della legge da parte di vari consiglieri del PD.
Marco Giordani
segretario Sabina Radicale