Morto e seppellito il Nucleo industriale Rieti-Cittaducale diventato ormai da tempo un cimitero di capannoni nei quali corrono i sorci, tranne qualche rara eccezione di aziende asfittiche che attendono di tirare le cuoia, quelli dell’ASI hanno agevolato la installazione nella pianura del Tevere, in territorio del comune di Fara Sabina, di un Polo Logistico cioè di un’area sulla quale realizzare nuove infrastrutture, la separazione delle direttrici passeggeri e merci, la liberazione di linee per nuovi treni regionali, il decongestionamento dello scalo
Morto e seppellito il Nucleo industriale Rieti-Cittaducale diventato ormai da tempo un cimitero di capannoni nei quali corrono i sorci, tranne qualche rara eccezione di aziende asfittiche che attendono di tirare le cuoia, quelli dell’ASI hanno agevolato la installazione nella pianura del Tevere, in territorio del comune di Fara Sabina, di un Polo Logistico cioè di un’area sulla quale realizzare nuove infrastrutture, la separazione delle direttrici passeggeri e merci, la liberazione di linee per nuovi treni regionali, il decongestionamento dello scalo romano di San Lorenzo, l’incentivazione del trasporto su ferro e il miglioramento della mobilità regionale. L’area è stata individuata dalla Legge obiettivo sulle grandi opere, la n. 443 del 2001 ed è stata inserita successivamente nel Piano della mobilità del Lazio e nel protocollo d’intesa firmato nel 2006 dal Presidente della Regione, dal Sindaco di Roma e dai presidenti delle 5 province laziali.
Durante tutti questi anni la nostra classe politica, lungi dallo approfondire l’opportunità di una tale scelta, è andata a rimorchio e solo in questi giorni qualcuno ha preso l’iniziativa, su pressione di alcuni settori sensibili della opinione pubblica di verificare almeno quali vantaggi reali una tale realizzazione offre al nostro territorio e quali garanzie siano date da coloro che semineranno di cemento armato la valle del Tevere perché non accada quel che è avvenuto per il nucleo industriale Rieti – Cittaducale. A prima vista la cosa sembrerebbe positiva ed i promotori cercano di renderla ancor più interessante promettendo posti di lavoro, ma questo è un ritornello che conosciamo bene. Ma al di là dei presunti vantaggi temporanei che possono derivare da una tale realizzazione, sussiste a monte un problema di scelta di sviluppo dell’intero territorio della provincia di Rieti.
E a tutti noto, anche perché ad ogni occasione i nostri uomini politici se ne riempiono la bocca, che il beni economici più importanti del nostro territorio sono la natura e l’acqua. Non c’è politico sabino che non abbia fatto questa dichiarazione almeno dieci volte durante il suo «cursus honorum». Altrettanto tutti sanno che quella parte della valle del Tevere di pertinenza della provincia di Rieti è una delle zone più fertili per l’agricoltura e costituisce un «unicum» di carattere turistico se abbinata alle rive del fiume che l’ha resa possibile.
Inoltre la Regione Lazio di recente ha dichiarato la stessa area, nella quale sarà realizzato il Polo Logistico, Parco Archeologico per la presenza di numerosissimi insediamenti, dai siti del paleolitico alla ville romane e di una serie di acquedotti sotterranei a percolazione. Chi è aduso a girare l’Europa durante le sue ferie sa benissimo che se una tale zona stesse in Germania o in Francia ad esempio sarebbe già diventata da anni una ricca zona attrezzata per i tempo libero, in «combine» con la destinazione agricola della stessa, con sostanziosi risultati di natura economica per i suoi abitanti. Vadano a vedere i nostri uomini politici locali!
Il governatore Marrazzo nel 2005 disse pubblicamente a Poggio Mirteto: «il centro intermodale violenta il paesaggio e non appartiene a questo territorio. Avete non solo il diritto ma anche il dovere di opporvi a questo progetto. So che non è semplice difendere l’ambiente: i poteri in campo sono davvero molto forti. Ma la Regione che guiderò (si era in campagna elettorale) non permetterà altri scempi. E uno dei primi impegni che mi assumo». Appena un anno dopo invece arrivò il protocollo d’intesa per la mobilità del Lazio, con l’adesione della Regione presieduta da Marazzo. Ho già dichiarato un anno fà di aver votato Marrazzo e di essermene pentito.
Ora mi sento di affermare: «meno male che un tale personaggio è scomparso dalla circolazione politica!». Il fatto è che la scelta della realizzazione di questo Polo, al di là dei vantaggi temporanei che potrà portare a pochi, molti dei quali non vivono in Sabina, ma prosperano in altre zone, vedi ad esempio le numerose imprese di movimento terra che sbancheranno sei milioni di metri cubi di terreno che tutti sanno sono per lo più controllate dai casalesi, stravolgeranno la destinazione naturale di quel territorio. Infatti è prevista la realizzazione di sei milioni di metri cubi di capannoni alti 15 metri con un milione e mezzo di quintali di calce.
Mentre migliaia di quintali di olio, uva, frutta, grano e foraggio andranno persi, insieme a decine di posti di lavoro sicuri, a fronte di una nuova occupazione, non ancora nemmeno quantificabile, nell’attività di carico e scarico merci, un tipo di lavoro che gli italiani non vogliono più fare e che attrarrà sul posto altri extracomunitari irregolari. Tutto questo in nome di uno sviluppo completamente estraneo al territorio che ha scarse possibilità di successo come ha dimostrato il fallimento del nucleo industriale Rieti-Cittaducale.
Ora sembra che Costini, il candidato presidente trombato alle ultime elezioni provinciali che ora guida l’opposizione a palazzo d’oltre Velino, voglia occuparsi della cosa, ma tutti sanno che non lo fa perché crede che sia una cosa da ripensare come afferma, ma solo perché punta a mettere a capo del consorzio un suo uomo. È bene ricordare che l’operazione Polo logistico è bipartisan. Ci sono dentro tutti. Il centro sinistra con a capo il presidente Melilli ed il fido Ferroni, il centro destra con a capo il senatore Cicolani. Costini fa bau… bau… per farsi arrivare il suo bravo bocconcino, e potrebbe anche accadere, stante la natura della operazione.
Quindi ora ci sarà una sceneggiata, si farà finta di approfondire e nel frattempo ci si metterà d’accordo. Quando l’accordo sarà raggiunto inizieranno i lavori e addio vocazione agricola e turistica della pianura del Tevere. Un’altra grande bufala generata dalla inconsistenza dei nostri piccoli uomini politici e dalla loro ingordigia che non sembra avere limiti, a tutto danno di uno sviluppo economico corretto del nostro territorio.
Gianfranco Paris