Ogni anno il 25 Aprile è occasione per ricordare la storia che è alla base della nostra Repubblica; ricordare serve ad interpretare il presente, e a darci coscienza che la storia non è progresso continuo, che il passato si può ripresentare; nondimeno, bisogna essere attenti a non pensare che ciò che si ricorda (dittatura, limitazione dei diritti civili, discriminazione razziale, guerre, occupazione) debba necessariamente presentarsi nella stessa forma, con gli stessi soggetti, le stesse vittime, gli stessi mezzi.
Ogni anno il 25 Aprile è occasione per ricordare la storia che è alla base della nostra Repubblica; ricordare serve ad interpretare il presente, e a darci coscienza che la storia non è progresso continuo, che il passato si può ripresentare; nondimeno, bisogna essere attenti a non pensare che ciò che si ricorda (dittatura, limitazione dei diritti civili, discriminazione razziale, guerre, occupazione) debba necessariamente presentarsi nella stessa forma, con gli stessi soggetti, le stesse vittime, gli stessi mezzi.
Il reatino e la Sabina sono tristemente ricchi di luoghi e date che (anche se riferite al '44) fanno da cornice al 25 Aprile; ed è importante che questi episodi vengano, e lo si incomincia a fare, "rinnovati" nella memoria e non solo in sterili, paludate, svogliate celebrazioni.
Il ricordo si esplica peraltro anche mantenendo i simboli che la dittatura ci ha lasciato: è un bene che il DUX di Monte Giano o la Statua del Contadino siano stati restaurati; e altrettanta cura andrebbe applicata alle frasi di Mussolini che ancora si intravedono su alcune case.
Ma in questo conservare, per monito, il passato non può certo essere incluso l'onorare chi è stato disonorato dal nostro paese ancor prima che la Repubblica fosse instaurata: ci riferiamo a Vittorio Emanuele III, il re che fu protagonista e complice di tutte le sopracitate fasi (dalla dittatura alla occupazione), disattendendo il suo mandato, tradendo i propri sudditi, mandandoli a morire in guerre canaglia o disperate, ed infine fuggendo lasciando il paese nel caos; eppure ad esso è ancora oggi intestata la Piazza di Poggio Fidoni, come abbiamo scoperto in Google e confermato dagli uffici comunali.
Crediamo che neppure la toponomastica reatina (che pure è di manica larga) possa consentire questa che davvero è una offesa ai martiri sabini ed alla nostra storia e chiediamo che la commissione toponomastica provveda ad un cambio dell'intestazione; tra l'altro, la rimozione dell'indicazione del cosiddetto Sciaboletta come intestatario della Piazza non avrebbe impatto sulla cittadinanza, in quanto la targa riporta una generica "Piazza Vittorio Emanuele", cosìcché basterebbe intestarla al 1°, che almeno ha la benemerenza della fondazione della Benemerita: i Carabinieri.