Si fa un gran parlare delle carceri, ma pochi le conoscono, inclusi coloro (Parlamentari, Consiglieri Regionali) avrebbero diritto di accedervi senza preavviso.
Se Voltaire diceva “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione” ancora più antica è la Sesta Opera di Misericordia Corporale della dottrina cattolica, che recita “visitare i carcerati” e che viene direttamente dalle parole di Gesù: “ero carcerato e siete venuti a visitarmi”.
Da sempre i radicali prestano attenzione a quel mondo, che è fatto di detenuti ma anche detenenti. Periodicamente organizziamo visite, queste con il preventivo permesso del Ministero di Giustizia e come Sabina Radicale ci adoperammo perché con noi partecipassero, per visitare l’Istituto di Rieti, amministratori comunali e provinciali di diverso orientamento.
La più recente visita si tenne, ad iniziativa di Radicali Roma, a novembre 2022 ed ebbe la caratteristica di essere aperta a “normali” cittadini. Questa dell’apertura ai cittadini fu una esperienza molto apprezzata da chi volle farla, potendone venire a conoscenza; perciò essa è stata ripresa a livello nazionale da Radicali Italiani, con un programma di visite in tutte le carceri. Rilanciamo perciò l’invito, a chi volesse conoscere questo mondo (non necessariamente limitandosi all’Istituto della propria città), di segnalare per tempo il proprio interesse su DeviVedere.it. Successivamente si verrà ricontattati e si organizzeranno le visite, in accordo con gli Istituti e dopo l’autorizzazione del Ministero per ogni visitatore; per ogni altra informazione, info@sabinaradicale.it
Sabina Radicale saluta e plaude alla recente apertura di un impianto privato di cremazione per animali.
E’ una notizia che dà sollievo a tanti cittadini, rendendo dignità a rapporti di affetto; il tutto all’interno di ambienti accoglienti e procedure chiare e sicure.
Come soggetto politico che unico dal 2010 si esprime pubblicamente richiedendo strutture per la cremazione, accogliamo soprattutto con viva soddisfazione il fatto che nessuna voce si sia levata contro questo impianto.
Impianto che, come si legge, è “al passo con le più severe normative antinquinamento” come certo lo sarebbero stati o lo sarebbero gli impianti di Pozzaglia, Toffia, Montasola, Borgo Velino, contro cui si è assistito ad una mobilitazione di comitati ed ad un silenzio, quando non ostilità, della politica.
Il fatto che a Rieti e Cittaducale non si siano levate voci contrarie ci dà l’occasione per tornare a chiedere al Sindaco Sinibaldi in merito agli intendimenti della amministrazione che presiede.
Lo facciamo perché, come facemmo notare durante la campagna elettorale, il tema era presente nel documento ufficiale “Linee programmatiche per le azioni di mandato” di Cicchetti, e quindi condiviso dal vicesindaco Sinibaldi, che però non lo ha ripreso, magari per distrazione, da Sindaco. La campagna elettorale è un momento in cui molti temi vengono posti, ma purtroppo spesso manca la possibilità di rivolgere domande direttamente, e la possibilità o attenzione per rispondere.
Torniamo quindi a porre il tema alla amministrazione, la quale potrà utilmente tener conto del favore di molti e della non ostilità di altri con cui la pregevole iniziativa è stata accolta.
La assegnazione di due consiglieri regionali entrambi a FDI sembra a Rieti essere passata liscia. Ma cosa è avvenuto perché FDI (32%) abbia avuto 2 consiglieri e la Lega (24%) nessuno? E perché “passata liscia”?
Quello che è avvenuto è quanto già avvenne cinque anni fa, alla prima applicazione della modifica alla legge elettorale che sostituiva il listino con un premio di maggioranza. Allora il PD incassò 9 consiglieri su 10 del premio di maggioranza, sottraendoli ai partiti minori; oggi lo stesso ha fatto FDI ai danni di Lega, Forza Italia e Lista Civica.
Allora con Rocco Berardo, primo dei non eletti della lista +Europa, presentammo un ricorso al TAR[1] sulla interpretazione della legge, che ha palesi aspetti di incostituzionalità perché sacrifica il criterio di rappresentatività del premio di maggioranza ad un meccanismo di rappresentanza territoriale che poteva essere esercitato diversamente.
Ma al TAR documentammo anche che (virgolettato dalla memoria allora presentata) “con 1418 voti in più dati alla lista PD di Latina, la lista del PD avrebbe avuto la distribuzione di un seggio del premio a Latina, e complessivamente avrebbe avuto un seggio in meno nella distribuzione del premio regionale. Con 1418 voti in più sarebbe passato da 9 seggi su 10 a 8 seggi su 10.”
Chiedemmo al TAR l’annullamento ed in subordine di sollevare la questione di legittimità costituzionale, ma TAR e Consiglio di Stato non lo fecero; e come si sa, solo un giudice può adire alla Corte Costituzionale, non un cittadino.
La stessa cosa è avvenuta quest’anno e si legge che a Viterbo la Lega preannuncia un ricorso al TAR[2] per lo stravolgimento dell’assegnazione del premio alle liste di Lega, Forza Italia e Lista Civica (ovviamente non è vero che necessariamente “questo toglierebbe alla provincia per dare alla metropoli”). Speriamo che questa volta il TAR ravveda possibili aspetti di incostituzionalità e rinvii alla Corte.
Vi chiederete come mai invece a Rieti la cosa sia “passata liscia”, non venga sollevata; la risposta crediamo sia nel fatto che il sindaco Calisse, dopo aver fatto credere che sarebbe stato Consigliere (cosa impossibile) e dopo aver fatto credere che (in subordine! – benché carica più rilevante) sarebbe stato Assessore, adesso speri in qualcosa, che però gli deve essere concesso dal partito dominante, FDI.
Nel frattempo che questi giochi e ricorsi fanno il loro corso, sarebbe bene che le forze politiche ed i territori prendano coscienza che questa legge va cambiata. Potrà essere cambiata con dei correttivi, ma noi radicali continuiamo a proporre la nostra proposta a carattere largamente uninominale che, dividendo il territorio regionale in 32 collegi, non solo eviterebbe storture nel meccanismo elettorale ma gioverebbe grandemente al rapporto tra territori ed al rapporto tra cittadini ed eletto, che proprio con voti come quello massiccio su Calisse, l’elettorato sembra invocare.
Marco Giordani segretario Sabina Radicale membro Comitato Nazionale Radicali Italiani
L’esplosione della astensione dal voto è emergenza di fiducia in questo sistema di questi partiti. Occorre più partecipazione e la bocciatura dei referendum un anno fa da parte della Corte Costituzionale non ha aiutato. Lo scoramento ovviamente colpisce di più il “voto libero”, quello di opinione, mentre preserva le cordate organizzate, le clientele e le tifoserie.
Questo è confermato dal confronto tra i sondaggi e lo spoglio: la media dei sondaggi nel Lazio sovrastimavano +Europa-radicali Italiani-Volt del 200%, e a seguire M5S (86%) e Azione/IV (48%), sottostimando invece i partiti più legati al voto di preferenza (civiche e partiti minori ma anche Lega e FI).
Conferma della relazione tra stima al sondaggio e risultato allo spoglio viene anche dall’osservazione che le liste che hanno con maggiori percentuali di preferenze sono Lega, Forza Italia e Demos, quelli con minori percentuali sono Partito Comunista, M5S, +Europa-Radicali Italiani-Volt E che in queste elezioni il voto “organizzato” non solo non sia stato penalizzato ma addirittura sia aumentato, lo conferma il fatto che mentre nel 2018 le preferenze espresse (anche doppie) fossero state 1 milione su 2,5 milioni di voti di lista, oggi passano a 1,2 milioni su solo 1,5 milioni di voti di lista!
Come radicali da decenni denunciamo la chiusura del sistema partitico: nella loro democrazia interna, nell’impedire la partecipazione di soggetti non già interni al sistema, nel sistema dell’informazione, nell’impedire o disattendere le scelte referendarie.
La situazione internazionale ci mostra come un recupero di democrazia non sia solo per renderla più efficace ed effettiva, ma anche per non scivolare in una delle dittature elettorali che si stanno affermando in diversi paesi.
Coscienti di questo, siamo anche personalmente impegnati nel definire delle proposte di legge o referendum che contiamo di proporre ai cittadini, e che nel tavolo che coordiniamo prevedono legge elettorale, status dei partiti, meccanismi di attuazione della partecipazione locali (proposte di delibera e referendum) https://radicali.it/tavoli-di-lavoro/
SCENARIO POLITICO
A livello nazionale.
Sin dalle politiche, le mosse di Calenda e Conte sono sembrate orientate non alle elezioni ma ad un loro futuro posizionamento per spartirsi le spoglie del PD. Questo era solo parzialmente riuscito alle politiche, ed è miseramente fallito alle regionali
A livello regionale
D’Amato ha raggiunto una percentuale maggiore di quella che ebbe, alla sua riconferma, Zingaretti, che rimase sotto 1/3 dei voti, riuscendo ad essere eletto solo grazie ai voti sottratti alla destra dalla candidatura solitaria del sindaco di Amatrice Pirozzi. Alla luce di ciò è incomprensibile che il PD non abbia voluto porre mano alla legge elettorale quantomeno introducendo il ballottaggio. Vero che Rocca ha comunque superato il 50% ma in una partita che molti a sinistra hanno condotto come già persa.
A livello locale reatino
Il successo della lista di FDI e quindi l’elezione di Nicolai (un predestinato, visto che l’avrebbe avuta con Forza Italia 5 anni fa in caso di vittoria di Parisi, sfumata di un 2% per colpa di Pirozzi). La campagna del leghista Calisse volta a valorizzare il proprio nome è sempre stata orientata ad altro incarico; vedremo ora quale. Alla luce di questo che abbiamo sempre pensato essere il suo interesse, appare logico il rifiuto di incontrarci per parlare di una legge elettorale regionale uninominale, che lo avrebbe “premiato” sì, ma ad un incarico (di consigliere) forse meno ambito.
Il secondo consigliere di FDI (evidentemente inaspettato essendosi la battaglia interna ad FDI per decidere chi dovesse essere il “nominato” è stata combattuta solo sull’uomo) è stato dovuto al raggiungimento del quoziente pieno da FDI nelle altre province e quindi disponibilità del resto per Rieti. Quanto accaduto evidenzia un’ulteriore fallacia del sistema elettorale regionale, laddove con una lista al 32% ed una al 24% della stessa coalizione, prende tutto la prima. A livello regionale ne consegue un quasi monocolore FDI (22 su 30), il che mette in pericolo l’assessorato a Rieti, visto che Lega e Forza Italia delle altre province avranno appetiti da soddisfare; a meno di offrire anche l’assessore reatino a FDI…
A sinistra il PD si conferma nonostante tutto come i 2/3 dei voti della coalizione. In città (dato immediatamente confrontabile, non essendoci la pura provincia alle politiche) la coalizione mantiene il dato complessivo e il PD il 17% delle politiche. Non conferma il voto invece il M5S che ebbe alle politiche il 14% ed ora il 5%
Lista +Europa – Radicali Italiani – Volt
La lista +Europa – Radicali Italiani – Volt come si diceva è stata pesantemente penalizzata dal voto di opinione. Ovviamente il tracollo del “voto libero” ha penalizzato la lista ovunque e quindi anche a Roma, impedendo la conferma del consigliere. Come Sabina Radicale avevamo apertamente chiesto consenso per la rielezione del consigliere uscente Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma. In realtà nelle preferenze ha prevalso di poco un candidato di +Europa, il sindaco di Castelnuovo di Porto Riccardo Travaglini, già candidato alle europee e che invitammo in questa veste a Rieti. Probabilmente con un concorso più ampio del voto di opinione a Roma, Capriccioli avrebbe prevalso.
A Rieti e provincia in termini assoluti la lista è calata più di due terzi in provincia e quasi altrettanto in città. In termini percentuali dimezzata in provincia e quasi in città.
Che sia mancato voto di opinione lo testimonia il fatto che questo crollo sia avvenuto nonostante siano aumentate le preferenze personali. Preferenze personali comunque non legate a clientele o cordate o parentele ma alla campagna elettorale e ai temi presentati, senza tuttavia riuscire a raggiungere tutto l’elettorato, specie in provincia.
Il contributo che Rieti e la provincia hanno fornito alla lista “radicale” regionale è comunque rimasto in linea con le precedenti regionali. Ricordiamo che la nostra popolazione è il 2,6% della popolazione della regione.
Rocca dice che “l’83% degli interventi chirurgici per tumore viene fatto nella Capitale, solo il restante 17 % negli ospedali degli altri capoluoghi di provincia e questo è il segnale che migliaia di persone sono costrette a fare dei lunghi viaggi per trovare la cura appropriata.”
E’ sicuramente vero che “che migliaia di persone sono costrette a fare dei lunghi viaggi per trovare la cura appropriata”. Ma “QUESTO è il segnale”?
Rocca, da ex manager del Sant’Andrea sicuramente sa che è del tutto normale che per interventi chirurgici così vitali, si ricorra ai grandi ospedali specializzati, e che ci si vada anche da altre regioni. Dunque a me questa percentuale dell’83% casomai sembrerebbe incredibilmente bassa.
Ma quello che stupisce è che Rocca, da candidato Presidente di Regione, dovrebbe sapere che solo il 26% della popolazione risiede nelle altre quattro province del Lazio. Dunque non così lontana, con tutte le considerazioni di cui sopra, dal 17% che si opera a tumori nella propria provincia.
A me viene da pensare che Rocca (che di sanità dicono se ne intenda) non abbia allora piena coscienza del fatto che la regione che vuole andare a governare è per il 74% Roma e sua provincia.
Sabina Radicale esprime solidarietà al Partito Democratico di Fara in Sabina, dove sono state segnalate diverse scritte PD = MAFIA. La campagna di calunnia e disinformazione, organica alla strategia della tensione e di restrizione dei diritti, messa in atto dal governo Meloni, ha dunque trovato il suo ricasco anche localmente.
Ricordiamo che le visite nelle carceri rientrano nel “mandato” di Parlamentari e Consiglieri Regionali, e cioè esse non sono un loro diritto ma uno dei loro compiti. Questo mandato è volto a verificare le condizioni di detenzione ed espressamente non consente di prendere in considerazione la situazione processuale o criminale dei detenuti.
Se affianchiamo questa campagna di calunnia alle proposte di modifica costituzionale, anche a prima firma Giorgia Meloni, contrarie alla funzione rieducativa della pena, è evidente il disegno: una società in cui si progetta di far uscire dal carcere (qualcuno dovrà pure prima o poi uscire) dei delinquenti e non dei rieducati, abbruttiti ed incattiviti da condizioni di detenzione su cui nessuno ha vigilato. Un disegno di società volutamente insicura, coerente con il “tutti armati” che è nelle loro corde (si veda la recente uscita di Fazzolari sul tiro a segno nelle scuole).
Nei confronti del PD non ci fermiamo però alla solidarietà: ci auguriamo che questo partito, che trent’anni fa – in un periodo emergenziale – era contrario a quella norma pur provvisoria, e con motivazioni oggi ancor più valide, non si faccia imbrigliare in questo disegno ed affermi, come NON sta facendo, che l’istituto del 41bis, così come attuato, è una forma di tortura – come ribadito da numerose istituzioni internazionali ed anche controproducente, se mafiosi non furono estradati dagli Stati Uniti a motivo della esistenza di questo regime inutilmente vessatorio.
Chiediamo dunque, ad esponenti e militanti del PD, ed offriamo a chi immagini nella destra un diverso progetto che quello esposto, di cogliere l’occasione della iniziativa “Devi vedere” lanciata da Radicali Roma e che presto verrà allargata da Radicali Italiani all’intero territorio nazionale.
E’ una iniziativa che permette a tutti i cittadini di poter effettuare quelle visite ai luoghi di detenzione, ovviamente – per noi comuni cittadini – previa autorizzazione dell’Amministrazione Penitenziaria. Anche Rieti mesi fa fu coinvolta, ed in diversi dalla destra a posteriori ci segnalarono il loro rammarico per non averne saputo. Ora l’iniziativa è di nuovo disponibile: https://partecipa.radicaliroma.it/devi_vedere
In merito all’allarme di PosTribù sul pericolo che corrono i nostri corsi d’acqua (Velino e Farfa) credo, pur non condividendo tutto quanto è nell’appello lanciato su change.org, che esso vada letto con attenzione.
E’ infatti reale il rischio che il raddoppio dell’Acquedotto Peschiera-Capore, opportuno per motivi di sicurezza rispetto ad una struttura che si avvicina al secolo di vita, non venga utilizzato, come fu presentato, come misura di sicurezza ma anche per aumentare la captazione.
Cosa dicono a questo proposito, i programmi dei candidati, su una opera strategica del PNRR e che riguarda un aspetto vitale per la capitale?
Roccanon dice niente: di acqua parla solo come acquacoltura ed energia idroelettrica.
D’Amato invece ne parla estesamente, evidenziando la fatiscenza della rete di distribuzione, la necessità di investimenti per ammodernamenti, ed del recupero delle acque piovane.
Ci sembra questo di D’Amato il giusto approccio. Non possiamo tuttavia sottacere una ambiguità (o disattenzione) riguardo proprio il “nostro” acquedotto, laddove il programma dice che esso “dovrà garantire autonomia idrica” alla Capitale.
Compito degli eletti di +Europa-Radicali Italiani-Volt nel Consiglio Regionale (sia con D’Amato Presidente sia se non dovesse essere così) sarà di vigilare che l’autonomia sia garantita dagli altri interventi necessari, e che il raddoppio del Peschiera rimanga nell’ambito della sicurezza; e magari, diminuendo le perdite delle reti di distribuzione, diminuisca il prelievo, specie per il Farfa dalle Capore.
Marco Giordani candidato +Europa-Radicali Italiani-Volt per la circoscrizione di Rieti
C’è qualcosa che dovrebbe essere al centro del dibattito politico cittadino e sta invece passando inosservato; ci riferiamo al pensiero sul Terminillo del candidato della destra alla presidenza della Regione.
Normalmente i candidati presidente ripetono, andando per le province, quello che i locali gli suggeriscono.
Su Terminillo però, Rocca sembra avere un’idea non conforme alla narrazione che la destra ha fatto, negli anni, del progetto TSM; narrazione che continua oggi promettendo, per bocca del Sindaco di FDI, un “cambiare rotta in Regione e partire dopo 10 anni di stop della sinistra col TSM” (progetto TSM, sarà utile ricordarlo, che nasce nel 2009 da una giunta di sinistra, fortemente sponsorizzato dal PD locale e portato avanti e finanziato dalla Regione zingarettiana).
La prima “non conformità” è nel programma, dove Rocca mostra un singolare capovolgimento delle priorità di attenzione rispetto alla vulgata locale che dice che Terminillo non può sopravvivere solo con l’estivo ma ha necessità dell’invernale. Rocca infatti scrive: “Va ricordato in particolare il territorio del Massiccio del Terminillo, che ha potenzialità di sviluppo importanti e necessita di un definitivo rilancio in declinazione non solo invernale ma anche estiva.”
Ma ancor più straordinaria è la affermazione, fatta in una gremita riunione di coalizione a Rieti con tanto di bandiere, che così riportava il Messaggero il 27 Gennaio:
«Rocca parla poi anche della situazione del Terminillo e dei milioni messi a disposizione dalla Regione Lazio “Quando le cose si fanno male – ha sottolineato – poi finiscono ovviamente nelle maglie del Tribunale amministrativo e della burocrazia. Il Terminillo è una risorsa turistica importante per questo territorio. Io credo questa terra sia stata penalizzata fin troppo. Farò tutto ciò che è in mio potere, ricorsi permettendo, per sbloccare l’opera della stazione montana”».
Ora, la tesi che il TSM abbia dovuto penare così tanto non per colpa degli ambientalisti ma perché, siccome “fatto male” sarebbe ovviamente finito nelle maglie eccetera, è la tesi degli ambientalisti, non delle destre locali; e il “ricorsi permettendo” smentisce le irridenti promesse liberatorie del Sindaco di Rieti.
In sostanza, quando il procedimento di questo progetto “fatto male” si sbloccherà, si sbloccherà indipendentemente da Rocca o da D’Amato.
Appuntamento dunque sì al 13 febbraio, come dice Sinibaldi con scarsissimo aplomb istituzionale, ma con quale alternativa per Terminillo? Questa: per ogni ritardo – dovuto al “fatto male” -, se prevarrà d’Amato ripartirà il piagnucolio della destra, se prevalesse Rocca la destra reatina cercherà dei diversivi e dei capri espiatori, come stiamo anche vedendo dal governo.
Il 27 Gennaio è stato scelto come giorno della Memoria per un evento “liberatorio”: quello del campo di Auschwitz. E’ frequente, e utile, che in questi giorni si onori la memoria di quei “Giusti” (come sono definiti nel mondo ebraico) che si attivarono frapponendosi alla barbarie nazifascista; tra questi il commissario Filippo Palieri che risparmiò la deportazione a numerosi nostri concittadini.
Vorremmo però che, oltre a questi alti esempi e liberatori eventi, la Memoria si volgesse pure ai fatti drammatici che in questa città allora si svolsero e per nostra cittadina responsabilità.
Era il 6 Gennaio del 1944 quando dal carcere di Santa Scolastica venivano portati via in 14, per un viaggio verso Auschwitz: l’intera famiglia Gattegno, dai nonni Elisa ed Elia ai 4 nipotini Armando, Elia, Elisa e Roberto – nato in prigionia ad Amatrice; Isabella da Fano, con figlia e nipote di 3 anni; i coniugi Krohn, tedeschi; il più anziano, il cèco Ugo Loebenstein che, chissà come, era stato arrestato a Leonessa. Solo Leone Juda sopravvisse, privo ormai di genitori, moglie, dei quattro figli; gli altri trovarono la morte nelle camere a gas il giorno del loro arrivo in treno ad Auschwitz, dopo 5 giorni di viaggio da Fossoli.
A Fossoli, li vide Primo Levi, che così li descrisse nel giorno precedente la partenza: “Nella baracca 6 A abitava il vecchio Gattegno, con la moglie e i molti figli e i nipoti e i generi e le nuore operose. Tutti gli uomini erano falegnami; venivano da Tripoli, attraverso molti e lunghi viaggi, e sempre avevano portati con sé gli strumenti del mestiere, e la batteria di cucina, e le fisarmoniche e il violino per suonare e ballare dopo la giornata di lavoro, perché erano gente lieta e pia. Le loro donne furono le prime fra tutte a sbrigare i preparativi per il viaggio, silenziose e rapide, affinché avanzasse tempo per il lutto; e quando tutto fu pronto, le focacce cotte, i fagotti legati, allora si scalzarono, si sciolsero i capelli, e disposero al suolo le candele funebri, e le accesero secondo il costume dei padri, e sedettero a terra a cerchio per la lamentazione, e tutta notte pregarono e piansero. Noi sostammo numerosi davanti alla loro porta, e ci discese nell’anima, nuovo per noi, il dolore antico del popolo che non ha terra, il dolore senza speranza dell’esodo ogni secolo rinnovato”.
La città di Rieti non ha mai degnamente ricordato queste vittime sacrificali di un odio insano. Abbiamo già proposto, ma chiederemo formalmente perché si risponda, che sulla parete del carcere di Santa Scolastica siano ricordati i nomi di queste vittime; e che, se magari un giorno si provvederà al restauro della pavimentazione di via Terenzio Varrone, siano posate 14 pietre di inciampo con i loro nomi.
Elia Gattegno, 52 anni, nato a Salonicco Elisa Giuili, 48 anni, nata a Tripoli Leone Juda Gattegno, 30 anni, nato a Tripoli Fortuna Attal, 26 anni, nata a Tripoli Elia Gattegno, 6 anni, nato a Tripoli Armando Gattegno, 4 anni, nato a Tripoli Elisa Gattegno, 3 anni, nata a Tripoli Roberto Gattegno, 7 mesi, nato ad Amatrice
Isabella da Fano, 54 anni, nata a Reggio Emilia Renée Cohen, 29 anni, nata a Parigi Daniele Cohen, 4 anni, nato a Roma
Martin Israele Krohn, 60 anni, nato a Schoenfeld (Germania) Gertrude Sara Alexander, 54 anni, nata a Stargard (Germania)
Ugo Loebenstein, 65 anni, nato a Brno (Cecoslovacchia)
I Radicali Italiani si candidano al Consiglio Regionale a sostegno di Alessio D’Amato nella lista Più Europa – Radicali Italiani – Volt. Lo facciamo però non da portatori d’acqua ma con valore aggiunto: qui evidenziamo un tema che non è presente nel programma D’Amato (così come in quello dei concorrenti) ma che è in ciò che abbiamo già proposto e su cui vogliamo continuare a lottare. Il tema è quello della legge elettorale, tema che fortemente impatta Rieti: non è uno dei suoi problemi, ma è qualcosa che impedisce di combatterli.
Rieti sconta molte difficoltà e disattenzioni nel suo rapporto con la Regione Lazio; basta citare competenze regionali come la Sanità o i Trasporti o il Turismo o la gestione delle Acque. La nostra convinzione è tuttavia che esse non dipendano tanto da un Assessore o un altro, ma siano insite nel rapporto squilibrato tra Roma e province, e in particolare tra Roma (4,5 milioni abitanti) e Rieti (150mila)
In attesa di una ripresa di discussione a livello nazionale su una riorganizzazione territoriale (tema che era vivo a livello nazionale qualche anno fa), la legge elettorale del Consiglio Regionale contribuisce per gran parte a questo squilibrio.
Mesi fa, nel corso della campagna elettorale comunale, come Radicali Italiani presentammo proprio a Rieti la proposta di legge uninominale del nostro consigliere regionale Alessandro Capriccioli, proposta che divide il territorio regionale in 32 collegi (di cui uno a Rieti), ogni collegio dei quali eleggerebbe un suo rappresentante.
Non ricevemmo commenti da nessuna forza politica, e neppure dopo le elezioni avemmo riscontro a nostre ripetute offerte di poterla illustrare a Sindaco di Rieti e Presidente della Provincia.
Questa legge porterebbe innanzitutto Rieti ad avere un proprio rappresentante scelto dai cittadini anziché un rappresentante della coalizione vincente in Regione. Questo già darebbe al consigliere eletto maggiore autonomia ed autorevolezza, tuttavia non è questo che gioverebbe ad un riequilibrio territoriale.
C’è però un ancora più sostanziale aspetto che, nella legge da noi proposta, offrirebbe questo riequilibrio: oggi, i 37 consiglieri romani (su 49 totali) sono eletti tutti nel territorio di Roma e provincia, a colpi di decine di migliaia di preferenze. Essi tutti insieme si concentrano sugli interessi del loro collegio elettorale, che è lo stesso enorme per tutti e 37, e che quindi giocoforza è l’unico ad essere nei loro pensieri.
Se invece si adottasse la nostra legge elettorale a collegi, i consiglieri da Roma e provincia continuerebbero ad essere tanti, ma ognuno di essi sarebbe a rappresentare e curare interessi di un proprio limitato collegio, tanto quanto l’eletto di Rieti farebbe per la nostra provincia: nelle discussioni in aula, il nostro – rapportandosi con i colleghi romani – sarebbe insomma 1 fra 38 che valgono quanto lui e non 1 a fronte di 37.
Nella prossima consiliatura continueremo a batterci su questo, rieleggendo a Roma (ma anche con il voto alla lista nelle province) Alessandro Capriccioli.