Crematorio: bene Borgo Velino, che supplisce deficienze del capoluogo.

Sabina Radicale plaude alla decisione della cittadina di Borgo Velino di procedere alla realizzazione sul proprio territorio di un impianto per la cremazione di salme, il primo disponibile sul nostro territorio.

E’ evidente come la disponibilità di questi impianti sia semplicemente una necessità, essendo che in Italia nel 2019 oltre il 30% in Italia ed il 10% nel Lazio dei cittadini ha seguito questa pratica, in costante crescita.

E’ purtroppo ricorrente la opposizione di una parte della popolazione, che amministratori pur avveduti condividono definendola “psicologica” o temendo “ripercussioni sul turismo” (sic!). Già nel 2010 Sabina Radicale era intervenuta, in solitudine, a sostegno della iniziativa dell’amministrazione di Pozzaglia Sabina, poi bloccata per miope insorgenza della popolazione, colpevolmente affiancata da politici che, in epoca pur pre-populista, scelsero di cavalcare il malessere, abdicando al proprio compito.

Un anno fa il Sindaco Ranalli di Cittaducale, commentando le rimostranze di alcuni, auspicò un coinvolgimento della Provincia, per una “una pianificazione territoriale dei servizi” di cui non abbiamo avuto evidenza.

L’ iniziativa di un piccolo comune, certamente mosso anche dagli indubbi vantaggi economici, mostra ancor di più le carenze del Comune di Rieti, nelle diverse giunte succedutisi; Comune capoluogo per il quale l’iniziativa avrebbe assunto anche l’aspetto di servizio alla cittadinanza propria e della provincia. Un Comune pur costantemente alle prese con problemi di spazi cimiteriali (si è giunti all’arresto di dipendenti accusati di vendere loculi!) e nel quale il tema carsicamente riappare, senza mai arrivare a compimento.

Alluvione della piana? Ma appena dieci anni fa…

C’è in questi giorni un vistoso affannarsi di varie forze politiche ed amministratori nel cercare un responsabile (l’altro) della alluvione che (improvvisamente?) ci ha colti.

Come radicali riteniamo utile offrire perciò alla città la memoria persa di quanto avvenne 10 anni fa, il 2 Dicembre 2010, quando avvenne un alluvione ma soprattutto fu appena sfiorata una tragedia.

Allora presentammo due diverse interrogazioni: alla Camera dei Deputati si chiese di riconoscere lo stato di calamità e avviare l’intervento della protezione civile; si chiese per quali ragioni gli enti statali preposti non avessero predisposto tutti i mezzi necessari per evitare e/o contenere l’allagamento, già previsto e posto all’attenzione degli stessi; ed infine una richiesta di sollecitare il Registro italiano dighe (RID) ad una verifica costante dell’efficienza strutturale delle dighe.

Si chiedeva, ma il Ministro delle infrastrutture, il missino Altero Matteoli mai rispose. Così come la amministrazione Emili dell’epoca aveva ignorato gli allarmi che Aldo Gregori aveva lanciato sulla stampa già dal 27 Novembre.

Allora davvero si sfiorò, nonostante il rilascio di 40mc/s, la tracimazione della diga, che avrebbe significato riversare sulla città di Rieti tutta l’acqua del bacino imbrifero del Turano, compresa quella al di sopra dello sbarramento artificiale; poiché si raggiunsero portate invasate di 180mc/s è evidente il disastro in termini di persone, cose e ambiente, che avrebbe prima investito Rieti, quindi Terni e infine Roma.

Quindi fu presentata anche una interrogazione alla Regione (giunta Polverini, con Cicchetti consigliere e Gabriella Sentinelli assessore) per chiedere la revisione del disciplinare di gestione della diga. La giunta alla fine rispose dicendo che l’evento (un mese di pioggia ininterrotta) non era stato “estremo”, che la gestione era stata in regola (ma questo si sapeva, perciò si chiedeva di ridiscutere il disciplinare) e dando la responsabilità dell’alluvione non ai 40mq/s ma al “collasso dei fossi del reticolo idrografico secondario”.

Da allora, passati 10 anni ed amministrazioni nazionali, regionali e locali di destra e di sinistra, cosa è stato fatto o almeno si è cercato di fare, su disciplinare, fossi, dighe?

______________________________________________________
La interrogazione parlamentare è disponibile a: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/10139&ramo=CAMERA&leg=16

La risposta alla interrogazione regionale a:
https://sabinaradicale.it/wp-content/uploads/2021/01/38-RISPOSTA-NS-INTERROGAZIONE-N.-639-RISCHIO-ALLUVIONALE-NEL-REATINO.pdf

Verità e silenzi sul progetto Raggi per i rom

Sul “caso” della possibilità di spostamento a Rieti di famiglie residenti nei campi rom della Capitale vanno fatte anzitutto alcune precisazioni per dare consistenza numerica al “caso”: il bando emesso da Virginia Raggi, riguarda solo 20 persone (3-4 famiglie), allocabili tra Rieti e 5 municipi di Roma più l’area di Tivoli e Guidonia, per cui la provincia di Rieti è davvero minima parte.

Il “caso” è quindi davvero irrilevante, se non fosse per come il problema viene affrontato, dalla Raggi e dai partiti.

Le critiche dalla destra locale al provvedimento per il non coinvolgimento delle municipalità sono in effetti dovute in quanto il piano rom della stessa Raggi del 2017 prevede “spostamenti solo se volontari in altre province e Comuni attraverso specifici accordi con le municipalità interessate – secondo gli indirizzi dell’Assemblea capitolina-“ e tutto ciò manca, certificando ancora il fallimento del piano stesso.

Emblematico di certo approccio al problema, il riferimento nel bando a corsi di “economia domestica” e la “educazione ad una adeguata funzione genitoriale”. Un approccio che però oscilla tra questo paternalistico e quello poliziesco, evidenziato dal fatto che gli ultimi due dirigenti designati dalla Raggi per promuovere l’uscita di famiglie rom dal campo alla casa siano stati due alti dirigenti del corpo della Polizia. Naturalmente per Sabina Radicale il problema non è solo questo ma, come chiede la UE e ben funziona negli altri stati, è il modello di integrazione “speciale” ad essere da respingere, in quanto ai rom dei campi vanno garantititi, come per qualsiasi altro cittadino nelle medesime condizioni, l’accesso ai diritti fondamentali, in primo luogo quello ad un alloggio adeguato, da cui quelli a trasporti, sanità, scolarità.

Infine la cosa più rilevante per quanto riguarda Rieti: preso atto dello scontato silenzioso imbarazzo del M5S locale, si registra anche quello del PD reatino, che come sempre più spesso accade sembra privo di capacità di valutazione autonoma e attende che il PD romano gli dia la linea.

Bene l’avanzare della Terni-Rieti, meno la propaganda mistificatrice del M5S

Tutti i cittadini, reatini e ternani ma non solo, sono felici della recente inaugurazione di un altro importante tratto della Terni-Rieti. Questo non giustifica però le mistificazioni che l’hanno accompagnata.
La maggiore mistificazione è che il blocco dei lavori fosse simbolo di uno Stato che non funzionava e che adesso con il M5S finalmente sì.

La verità è che la Tecnis e i territori di Terni e Rieti sono state vittima proprio di un certo modo di intendere l’antimafia, non esclusivo del M5S ma ad esso particolarmente caro. La cronologia dei fatti che il viceministro Cancelleri – da siciliano candidato a Presidente di Regione – sicuramente conosce è infatti questa: Ottobre 2015 arresto proprietari, Novembre 2015 interdittiva antimafia (con conseguente blocco delle attività e delle commesse e grave crisi dell’azienda), Marzo 2016 i proprietari scagionati e liberati e revoca interdittiva, Marzo 2017 viene loro restituita una Tecnis ormai fallita.

Non è tutto, però: come insegnò Goebbels, “ripeti una bugia dieci, cento, mille volte e diventerà una verità”.
Va innanzitutto ricordato che, se a risolvere la situazione è dovuto arrivare l’attuale viceministro in quanto M5S (tanto che si fa venire come concelebrante il Ministro degli Esteri, solo perché è Di Maio), va ricordato che nel loro governo precedente era M5S addirittura il ministro dei Trasporti.

Il viceministro ha poi più volte dichiarato che prima che arrivasse lui nessuno aveva capito che si potesse affidare il tratto in questione alla IRCOP; ha anche ironizzato che “evidentemente nessuno prima aveva studiato le carte”. Questo è palesemente falso perché la possibilità era già stata segnalata pubblicamente e al Ministro M5S dall’ onorevole Fabio Melilli, rilanciata dalla stampa (Messaggero 15/6/19 “Rieti-Terni, Melilli incalza Toninelli”) e di nuovo da amministratori locali; solo che allora Melilli era all’opposizione; il viceministro si è scoperto “il primo a studiare le carte” quando poi Melilli ha sostituito i leghisti al governo.

Peraltro non era questa dell’affido ad IRCOP l’unica via, visto che per altri tratti in capo alla Tecnis (per esempio Micigliano, da agosto 2018) si era deciso per l’affitto di ramo d’impresa. Perché non anche per la Terni-Rieti? Questa interrogazione al ministro, a firma dell’on.Fusacchia, giace in Parlamento dal febbraio 2019.

Nel frattempo nulla si sa per la Galleria Valnerina, per la quale il M5S aveva annunciato il fine lavori (oggi è limitata al 50kmh e proibita agli infiammabili) per il settembre 2018. Altra interrogazione parlamentare non risposta giace dall’agosto 2019. A domanda sul mitico web, il locale deputato portavoce affermò che lo aveva detto l’ANAS il “settembre 2018”, non loro. Nel frattempo, anche ministri e vice avranno percorso con pazienza a 50kmh tutti i suoi 3,7km.

Assolti Lidia Nobili e Paolo Campanelli per non aver commesso il fatto.

Il processo scaturito dalle dichiarazioni del consigliere regionale AN Fiorito verso i consiglieri regionali di Forza Italia tra cui Lidia Nobili (il che assurse ad evento di rilevanza nazionale) si è concluso con diverse condanne e con la assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto per Lidia Nobili e per Paolo Campanelli. Campanelli, fondatore di Sabina Radicale, presidente di Sabina Futura, candidato sindaco per Fara Virtuosa, era imputato nella sua veste di imprenditore e professionista della comunicazione ma il suo coinvolgimento fu oggetto di strumentalizzazione politica.

Rieti, il 5 e 6 settembre tavolo informativo dei Radicali per il referendum sul taglio dei parlamentari

A Rieti sabato 5 pomeriggio e domenica 6 mattina, al Ponte Romano, ci sarà un tavolo informativo di Radicali Italiani sul referendum del 20 e 21 settembre.

Come radicali siamo per il NO ad una diminuzione dei parlamentari che, come attuata e scollegata da una riforma complessiva, avrà come effetto la riduzione della rappresentanza (questo specialmente evidente nei territori periferici come Rieti), un aumentato potere delle segreterie dei partiti ed una accresciuta inefficienza del Parlamento, già degradato da tempo a votificio di raffazzonati decreti governativi. Il tutto a fronte di un risparmio irrisorio, che lascia in piedi ben altri “costi della politica”.

Ho scritto al Presidente del Consiglio Conte

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
presidente@pec.governo.it

Oggetto: inadempienza dell’Italia riguardo la sentenza del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU?


Signor Presidente, le scrivo ad esatti 50 anni dalla legge che istituiva il Referendum ad iniziativa popolare.
Le scrivo perché, come lei spero sappia, il 28 Novembre 2019 il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU ha sentenziato l’Italia per “irragionevoli restrizioni al diritto di chiamata per una iniziativa di referendum popolare”.

Il riferimento della sentenza, che le accludo per sua comodità, è CCPR/C/127/D/2656/2015.

La causa fu promossa da Mario Staderini e Michele de Lucia, al tempo della iniziativa di referendum (2013) segretario e tesoriere di Radicali Italiani.

La sentenza obbliga tra l’altro lo Stato Italiano ad evitare in futuro le violazioni rilevate

Le violazioni alle quali in particolare questa nuova legislazione dovrà porre rimedio sono la insufficiente pubblicità della iniziativa, l’indisponibilità di autenticatori, la indisponibilità dei luoghi dove poter firmare.

Io stesso verificai – ed è stato riportato nella sentenza – che, nel corso di una campagna di raccolta firme nel 2013, questa fosse ostacolata dalla indisponibilità del mio comune a permettere la firma nei suoi uffici, cosa che impedì a diversi cittadini l’esercizio del loro diritto politico.

La corte, oltre alla modifica della legislazione, richiede che lo Stato Italiano informi la corte stessa entro 180 giorni delle iniziative prese e di tradurre e diffondere la sentenza (che le accludo).

Questi 180 giorni dal 28 Novembre verranno a scadere proprio domani 26 Maggio e non mi risulta che finora sia stata diffusione della sentenza tradotta in italiano. Né il Governo credo abbia dato pubblica comunicazione di avere risposto alla Corte.

La prego perciò di volersi attivare quanto prima a quanto disposto

Distinti saluti

Marco Giordani – segretario Associazione Sabina Radicale
Viale Fassini 80/B – 02100 Rieti RI

La scelga fuori, competente, capace, equilibrata.

Le recenti dimissioni dell’Assessore Elisa Masotti, a cui erano assegnate deleghe per le quali specialmente in questa città vediamo una urgenza (Innovazione tecnologica, Digitalizzazione della P.A., Rapporti con le Associazioni, Pari opportunità), ci spingono a richiamare il Sindaco a seguire non solo la lettera della norma ma anche il suo spirito.

Ci riferiamo alla consuetudine di nominare assessori estraendoli dal Consiglio Comunale, dove notoriamente siedono grazie ai voti personalmente portati alla coalizione.

Quando il legislatore dispose che i membri di giunta fossero estranei al Consiglio, lo scopo era di separare i ruoli ma anche di offrire al Sindaco la possibilità di circondarsi di una squadra motivata, competente, adeguata, il che non necessariamente combacia con gli eletti.

Non per niente, in campagna elettorale, a fronte di candidature anche imbarazzanti, il Sindaco a più riprese rispose che toccava agli elettori scegliere i Consiglieri, toccava al Sindaco scegliere la squadra.

Tutte le deleghe lasciate da Elisa Masotti sono fondamentali nei tempi che andremo ad affrontare: non solo per innovazione e digitalizzazione su cui dovremmo correre ancor più di quanto già sembrava necessario.

Finora il tema dei rapporti con le associazioni, aspetto in cui la città è ricca e vivace, è stato in secondo ordine, mentre per le pari opportunità la città deve non solo salvaguardarle e promuoverle, ma anche cercare di ritrovare un equilibrio che in recenti esternazioni si è andato a compromettere.

Dunque il Sindaco Cicchetti sia coerente con il suo “programma elettorale” e scelga per il posto in giunta una donna in città (od anche fuori, perché no) davvero competente, capace, equilibrata.

Ci aspettano tempi difficili. La gravità del momento richiede di non sprecare tempo, energie, possibilità per seguire consunti metodi di scambi di favori; oggi decidiamo come sarà il futuro di tutti. Dopo tre anni largamente sprecati, assessori competenti vengano messi in grado di operare concretamente per progettare e realizzare amministrazione inclusiva, servizi efficienti, innovazione sostenibile per i cittadini.

Coordinamento Italia Viva

                              Gruppo Rieti in Azione

Gruppo +Europa Rieti

Sabina Radicale

NOME Officina Politica

Contagio in carcere: le veline della ASL di Rieti destano perplessità

Tamponi fatti dopo la rivolta per contagio da forze dell’ordine?

In un articolo di stampa apparso domenica scorsa in cui si dava la buona notizia della guarigione dal Covid-19 di un infermiere del carcere di Rieti, vengono riportate delle affermazioni, evidentemente comunicate dalla ASL, che destano perplessità.

Si sostiene che la ASL, in una “operazione preventiva”, “subito dopo la rivolta del 10 marzo scorso (in piena pandemia), ha pensato bene di sottoporre tutto il personale medico-sanitario a tamponi visti gli interventi delle forze dell’ordine ed un via-vai di addetti ai lavori che in qualche modo avrebbero potuto contaminare l’ambiente”.

La prima perplessità è sul perché la contaminazione avrebbe riguardato solo gli ambienti sanitari (pensiamo che gli agenti della penitenziaria fossero stati sicuramente più coinvolti nel via-vai di addetti ai lavori). Poi sulla affermazione, oltre un mese dopo, che il 10 Marzo si fosse “in piena epidemia”: il 10 Marzo e fino al 12 in tutta la provincia erano registrati solo 3 positivi, di cui 1 solo a Rieti città.

Questione che ci sta a cuore (vedi le note di Sabina Radicale del 10 e del 15 aprile) è se siano stati fatti in quel “subito dopo la rivolta” anche tamponi a detenuti. Finora avevamo notizia che a Rieti non fossero stati fatti, ma proprio qualche giorno fa è stata presentata dal radicale, deputato di Italia Viva Roberto Giachetti una interrogazione parlamentare che chiede di conoscere l’esito dei tamponi sui detenuti trasferiti: ci si ricorda infatti che il Ministro Bonafede l’11 Marzo affermava in Parlamento che “d’intesa con la protezione civile, sarebbero stati effettuati i tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo”. Chi ha fatto questi tamponi? La ASL di partenza (Rieti) o quella di destinazione? E quale ne è stato l’esito?

L’ultima e più rilevante perplessità è su quando siano stati fatti i tamponi ai sanitari (e di conseguenza a seguito di cosa). L’articolo ci dice che la positività era stata comunicata all’infermiere il 31 marzo; la positività (probabilmente dopo il secondo tampone) era infatti inclusa nel bollettino ASL del 2 Aprile, dove figura un nuovo positivo residente nel piccolo comune (Petrella Salto) dell’infermiere, e quella dei 5 operatori è stata comunicata dalla stampa il 3 Aprile.

Ma come è possibile che la “operazione preventiva” di tamponi, fatta “subito dopo la rivolta” (già sedata l’11 Marzo) avrebbe “dato i suoi frutti” solo tre settimane dopo? Come non pensare che questi tamponi siano stati fatti non “subito dopo” il 10 ma più probabilmente un paio di settimane dopo? Il 26 erano stati annunciati i primi 25 positivi da RSA; è stato forse a quel punto che, giustamente, si è ipotizzata da parte della ASL una diffusione del virus all’interno del carcere? Perché RSA e carcere sono comunità molto simili, da questo punto di vista, anche se la Direttrice Generale parlando di test sierologici (che hanno diverso obiettivo rispetto ai tamponi) da fare nelle “cosiddette comunità chiuse, ovvero Rsa, case di riposo e strutture socio-residenziali” non cita il carcere, comunità chiusa per antonomasia.


Contagio in carcere: prima che sia troppo tardi occorre agire.

La ASL si vanta dei solo 15 dipendenti contagiati, ma 5 sono dal carcere!

Nei giorni passati, commentando la notizia di 5 operatori sanitari del carcere risultati positivi al coronavirus, chiedevamo che fossero applicati a detenuti ed agenti i protocolli validi all’esterno: isolamento o tamponi.

Oggi ci giunge dalla ASL di Rieti notizia che “solo” 15 siano complessivamente i dipendenti positivi; il che, se ben 5 di loro vengono dal carcere, ci conferma nella nostra preoccupazione.

Né la ASL, in questi giorni molto feconda di comunicazioni (per lo più giustamente), si è data pena di informare circa la situazione ed il cosa fare in carcere, vero buco nero nel territorio visto che la DG ha affermato che la ASL “effettua accurate indagini epidemiologiche su tutto il territorio provinciale”

Cosa fare? In Veneto la ASL di Verona (che lassù si chiama ancora ULSS) sta effettuando una campagna di tamponi ai frequentatori della Casa Circondariale di Verona, di dimensioni simili alla nostra, dove intanto il 4 aprile venivano consegnate dalla Amministrazione Comunale 560 mascherine e 50 tute e veniva sanificato tutto da parte dell’Esercito. Al momento risultano positivi, benché (o “per ora”) asintomatici, 25 detenuti sui 60 finora controllati e 17 agenti.

I sindacati ed i parlamentari locali di maggioranza (D’Arienzo PD e Businarolo M5S con diversi accenti) chiedono di procedere con solerzia con tamponi a tappeto su tutta la popolazione carceraria, di detenuti ed agenti.

Il governatore Zaia ha dichiarato che a livello regionale “una volta conclusi i tamponi a operatori sanitari, ospiti e dipendenti delle case di riposo, partiamo nelle carceri”.

Ci chiediamo se, nell’inerzia colpevole del governo nazionale, qualcuno a Rieti tra Regione, ASL, Sindaco (autorità sanitaria locale), parlamentari di maggioranza (Melilli, Lorenzoni, Fusacchia), sindacati, possa adoperarsi perché sia fatto, prima che sia troppo tardi, ciò che deve essere fatto.