Liste fantasma nei piccoli Comuni, finalmente ci siamo?

Nel fine settimana dell’8 e 9 Giugno, giorno delle elezioni europee, andranno al voto anche molti comuni. Tra questi, ben 22 in Provincia di Rieti sotto i mille abitanti, quindi esposti al malcostume della presentazione di liste “fantasma” di comodo o propaganda che nulla hanno a che fare con quel comune; a volte, per mancanza di alternativa all’unica lista reale, hanno anche fatto eletti, mai presentatisi, comprimendo ulteriormente i diritti politici dei cittadini.

Sabina Radicale da tempo chiede una soluzione al problema e nel 2019 presentò, tramite il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia, un semplice disegno di legge che prevedeva l’obbligo di 2 sottoscrizioni. Un ordine del giorno che impegnava il governo a risolvere il problema, fu inoltre presentato (ancora da Fusacchia) e approvato nel 2021.

Lo scorso maggio abbiamo chiesto di ripresentare quella proposta nella nuova legislatura a tre deputati: due eletti in questo territorio (Trancassini per la destra, Madia per il PD) e Magi come segretario di +Europa; purtroppo l’invito non è stato raccolto.

Tuttavia, proprio in quei giorni, la senatrice Pirovano della Lega presentava una sua proposta (S.379) che ha fatto il suo corso in Senato (approvata all’unanimità) e passata alla Camera non ha ricevuto emendamenti in Commissione Affari Costituzionali; ora è in attesa del parere della Commissione Bilancio, che non avrà sicuramente nulla da eccepire.

C’è quindi la concreta speranza che essa diventi legge e probabilmente già per questo turno amministrativo.

La proposta prevede:

  • non meno di 15 e da non più di 30 firme nei comuni tra 751 e 1.000 abitanti (solo quattro al momento in provincia, ma nessuno in questa tornata elettorale)
  • non meno di 10 e da non più di 20 firme nei comuni con popolazione compresa tra 501 e 750 abitanti (per questa tornata: Accumoli, Configni, Frasso, Longone, Mompeo, Monte San Giovanni, Poggio San Lorenzo, Posta, Roccantica)
  • non meno di 5 e da non più di 10 firme nei comuni con popolazione fino a 500 abitanti (per questa tornata: Castel Di Tora, Collegiove, Colli Sul Velino, Concerviano, Labro, Micigliano, Montasola, Morro Reatino, Orvinio, Paganico, Pozzaglia Sabina, Turania, Vacone).

Perché A Rieti FDI pigliatutto? E perché la Lega qui non si lamenta?

La assegnazione di due consiglieri regionali entrambi a FDI sembra a Rieti essere passata liscia. Ma cosa è avvenuto perché FDI (32%) abbia avuto 2 consiglieri e la Lega (24%) nessuno? E perché “passata liscia”?

Quello che è avvenuto è quanto già avvenne cinque anni fa, alla prima applicazione della modifica alla legge elettorale che sostituiva il listino con un premio di maggioranza.
Allora il PD incassò 9 consiglieri su 10 del premio di maggioranza, sottraendoli ai partiti minori; oggi lo stesso ha fatto FDI ai danni di Lega, Forza Italia e Lista Civica.

Allora con Rocco Berardo, primo dei non eletti della lista +Europa, presentammo un ricorso al TAR[1] sulla interpretazione della legge, che ha palesi aspetti di incostituzionalità  perché sacrifica il criterio di rappresentatività del premio di maggioranza ad un meccanismo di rappresentanza territoriale che poteva essere esercitato diversamente.

Ma al TAR documentammo anche che (virgolettato dalla memoria allora presentata) “con 1418 voti in più dati alla lista PD di Latina, la lista del PD avrebbe avuto la distribuzione di un seggio del premio a Latina, e complessivamente avrebbe avuto un seggio in meno nella distribuzione del premio regionale. Con 1418 voti in più sarebbe passato da 9 seggi su 10 a 8 seggi su 10.”

Chiedemmo al TAR l’annullamento ed in subordine di sollevare la questione di legittimità costituzionale, ma TAR e Consiglio di Stato non lo fecero; e come si sa, solo un giudice può adire alla Corte Costituzionale, non un cittadino.

La stessa cosa è avvenuta quest’anno e si legge che a Viterbo la Lega preannuncia un ricorso al TAR[2] per lo stravolgimento dell’assegnazione del premio alle liste di Lega, Forza Italia e Lista Civica (ovviamente non è vero che necessariamente “questo toglierebbe alla provincia per dare alla metropoli”). Speriamo che questa volta il TAR ravveda possibili aspetti di incostituzionalità e rinvii alla Corte.

Vi chiederete come mai invece a Rieti la cosa sia “passata liscia”, non venga sollevata; la risposta crediamo sia nel fatto che il sindaco Calisse, dopo aver fatto credere che sarebbe stato Consigliere (cosa impossibile) e dopo aver fatto credere che (in subordine! – benché carica più rilevante) sarebbe stato Assessore, adesso speri in qualcosa, che però gli deve essere concesso dal partito dominante, FDI.

Nel frattempo che questi giochi e ricorsi fanno il loro corso, sarebbe bene che le forze politiche ed i territori prendano coscienza che questa legge va cambiata. Potrà essere cambiata con dei correttivi, ma noi radicali continuiamo a proporre la nostra proposta a carattere largamente uninominale che, dividendo il territorio regionale in 32 collegi, non solo eviterebbe storture nel meccanismo elettorale ma gioverebbe grandemente al rapporto tra territori ed al rapporto tra cittadini ed eletto, che proprio con voti come quello massiccio su Calisse, l’elettorato sembra invocare.

Marco Giordani
segretario Sabina Radicale
membro Comitato Nazionale Radicali Italiani


[1] https://www.radioradicale.it/scheda/543558/intervista-a-rocco-berardo-sul-ricorso-al-tar-per-il-seggio-mancante-nella-regione?qt-blocco_interventi=1/iframe

[2] https://www.latuaetruria.it/news/19-in-citta/6204-seggi-regione-lazio-un-ricorso-della-lega-prova-a-mettere-in-dubbio-anche-quello-di-valentina-paterna

Ma Rocca sa come è fatto il Lazio?

Rocca dice che “l’83% degli interventi chirurgici per tumore viene fatto nella Capitale, solo il restante 17 % negli ospedali degli altri capoluoghi di provincia e questo è il segnale che migliaia di persone sono costrette a fare dei lunghi viaggi per trovare la cura appropriata.”

E’ sicuramente vero che “che migliaia di persone sono costrette a fare dei lunghi viaggi per trovare la cura appropriata”. Ma “QUESTO è il segnale”?

Rocca, da ex manager del Sant’Andrea sicuramente sa che è del tutto normale che per interventi chirurgici così vitali, si ricorra ai grandi ospedali specializzati, e che ci si vada anche da altre regioni. Dunque a me questa percentuale dell’83% casomai sembrerebbe incredibilmente bassa.

Ma quello che stupisce è che Rocca, da candidato Presidente di Regione, dovrebbe sapere che solo il 26% della popolazione risiede nelle altre quattro province del Lazio. Dunque non così lontana, con tutte le considerazioni di cui sopra, dal 17% che si opera a tumori nella propria provincia.

A me viene da pensare che Rocca (che di sanità dicono se ne intenda) non abbia allora piena coscienza del fatto che la regione che vuole andare a governare è per il 74% Roma e sua provincia.

Marco Giordani

dall’articolo di A.Bianco, Messaggero Rieti del 10/2/23

su Terminillo Rocca smentisce la destra reatina


C’è qualcosa che dovrebbe essere al centro del dibattito politico cittadino e sta invece passando inosservato; ci riferiamo al pensiero sul Terminillo del candidato della destra alla presidenza della Regione.

Normalmente i candidati presidente ripetono, andando per le province, quello che i locali gli suggeriscono.

Su Terminillo però, Rocca sembra avere un’idea non conforme alla narrazione che la destra ha fatto, negli anni, del progetto TSM; narrazione che continua oggi promettendo, per bocca del Sindaco di FDI, un “cambiare rotta in Regione e partire dopo 10 anni di stop della sinistra col TSM” (progetto TSM, sarà utile ricordarlo, che nasce nel 2009 da una giunta di sinistra, fortemente sponsorizzato dal PD locale e portato avanti e finanziato dalla Regione zingarettiana).

La prima “non conformità” è nel programma, dove Rocca mostra un singolare capovolgimento delle priorità di attenzione rispetto alla vulgata locale che dice che Terminillo non può sopravvivere solo con l’estivo ma ha necessità dell’invernale.
Rocca infatti scrive: “Va ricordato in particolare il territorio del Massiccio del Terminillo, che ha potenzialità di sviluppo importanti e necessita di un definitivo rilancio in declinazione non solo invernale ma anche estiva.”

Ma ancor più straordinaria è la affermazione, fatta in una gremita riunione di coalizione a Rieti con tanto di bandiere, che così riportava il Messaggero il 27 Gennaio:

«Rocca parla poi anche della situazione del Terminillo e dei milioni messi a disposizione dalla Regione Lazio “Quando le cose si fanno male – ha sottolineato – poi finiscono ovviamente nelle maglie del Tribunale amministrativo e della burocrazia. Il Terminillo è una risorsa turistica importante per questo territorio. Io credo questa terra sia stata penalizzata fin troppo. Farò tutto ciò che è in mio potere, ricorsi permettendo, per sbloccare l’opera della stazione montana”».

Ora, la tesi che il TSM abbia dovuto penare così tanto non per colpa degli ambientalisti ma perché, siccome “fatto male” sarebbe ovviamente finito nelle maglie eccetera, è la tesi degli ambientalisti, non delle destre locali; e il “ricorsi permettendo” smentisce le irridenti promesse liberatorie del Sindaco di Rieti.

In sostanza, quando il procedimento di questo progetto “fatto male” si sbloccherà, si sbloccherà indipendentemente da Rocca o da D’Amato.

Appuntamento dunque sì al 13 febbraio, come dice Sinibaldi con scarsissimo aplomb istituzionale, ma con quale alternativa per Terminillo?
Questa: per ogni ritardo – dovuto al “fatto male” -, se prevarrà d’Amato ripartirà il piagnucolio della destra, se prevalesse Rocca la destra reatina cercherà dei diversivi e dei capri espiatori, come stiamo anche vedendo dal governo.

Il consigliere regionale reatino: meglio sia uno contro 37 o uno tra i 38?

I Radicali Italiani si candidano al Consiglio Regionale a sostegno di Alessio D’Amato nella lista Più Europa – Radicali Italiani – Volt. Lo facciamo però non da portatori d’acqua ma con valore aggiunto: qui evidenziamo un tema che non è presente nel programma D’Amato (così come in quello dei concorrenti) ma che è in ciò che abbiamo già proposto e su cui vogliamo continuare a lottare.
Il tema è quello della legge elettorale, tema che fortemente impatta Rieti: non è uno dei suoi problemi, ma è qualcosa che impedisce di combatterli.

Rieti sconta molte difficoltà e disattenzioni nel suo rapporto con la Regione Lazio; basta citare competenze regionali come la Sanità o i Trasporti o il Turismo o la gestione delle Acque.
La nostra convinzione è tuttavia che esse non dipendano tanto da un Assessore o un altro, ma siano insite nel rapporto squilibrato tra Roma e province, e in particolare tra Roma (4,5 milioni abitanti) e Rieti (150mila)

In attesa di una ripresa di discussione a livello nazionale su una riorganizzazione territoriale (tema che era vivo a livello nazionale qualche anno fa), la legge elettorale del Consiglio Regionale contribuisce per gran parte a questo squilibrio.

Mesi fa, nel corso della campagna elettorale comunale, come Radicali Italiani presentammo proprio a Rieti la proposta di legge uninominale del nostro consigliere regionale Alessandro Capriccioli, proposta che divide il territorio regionale in 32 collegi (di cui uno a Rieti), ogni collegio dei quali eleggerebbe un suo rappresentante.

Non ricevemmo commenti da nessuna forza politica, e neppure dopo le elezioni avemmo riscontro a nostre ripetute offerte di poterla illustrare a Sindaco di Rieti e Presidente della Provincia.

Questa legge porterebbe innanzitutto Rieti ad avere un proprio rappresentante scelto dai cittadini anziché un rappresentante della coalizione vincente in Regione. Questo già darebbe al consigliere eletto maggiore autonomia ed autorevolezza, tuttavia non è questo che gioverebbe ad un riequilibrio territoriale.

C’è però un ancora più sostanziale aspetto che, nella legge da noi proposta, offrirebbe questo riequilibrio: oggi, i 37 consiglieri romani (su 49 totali) sono eletti tutti nel territorio di Roma e provincia, a colpi di decine di migliaia di preferenze. Essi tutti insieme si concentrano sugli interessi del loro collegio elettorale, che è lo stesso enorme per tutti e 37, e che quindi giocoforza è l’unico ad essere nei loro pensieri.

Se invece si adottasse la nostra legge elettorale a collegi, i consiglieri da Roma e provincia continuerebbero ad essere tanti, ma ognuno di essi sarebbe a rappresentare e curare interessi di un proprio limitato collegio, tanto quanto l’eletto di Rieti farebbe per la nostra provincia: nelle discussioni in aula, il nostro – rapportandosi con i colleghi romani – sarebbe insomma 1 fra 38 che valgono quanto lui e non 1 a fronte di 37.

Nella prossima consiliatura continueremo a batterci su questo, rieleggendo a Roma (ma anche con il voto alla lista nelle province) Alessandro Capriccioli.

I due candidati della lista reatina di +Europa-Radicali Italiani-Volt

Espressione del territorio reatino e sabino sono i due candidati della lista +Europa-Radicali Italiani-Volt, costituitasi per le elezioni regionali e presente nella coalizione a supporto del candidato presidente Alessio D’Amato. Di Rieti e segretario di Sabina Radicale è Marco Giordani. Da sempre attivista radicale è Valentina Cosimati, residente a Mentana.

Marco Giordani, 65 anni, reatino da oltre 30, informatico, è stato impegnato in diverse iniziative civiche e politiche a Rieti: nel 2005 ha svolto il coordinamento provinciale della campagna referendaria sulla procreazione medicalmente assistita. Dal 2008 iscritto alla Associazione Luca Coscioni, è stato nel 2009 tra i fondatori di Sabina Radicale, associazione aderente a Radicali Italiani, di cui da tre anni è membro del Comitato Nazionale. In città, ha svolto il ruolo di tesoriere e presidente di Rieti Virtuosa ed è stato promotore nel 2017 della iniziativa per Paolo Fosso sindaco, dalla quale è sorta NOME Officina Politica.

Valentina Cosimati è candidata della lista +Europa-Radicali Italiani-Volt nel collegio reatino e in quello di Roma e provincia. Ha partecipato alle elezioni comunali di Mentana, a Rieti con NOME Officina Politica e alle politiche in Abruzzo con +Europa. Esperta di nuove pedagogie, multiculturalismo e divulgazione, autrice. Laureata con lode in Lettere, ha svolto lavoro giornalistico per anni, è stata la prima italiana assunta dalla Corte Penale Internazionale. McLuhan junior fellow, attualmente presidente della associazione La Giraffa Impertinente

www.piueuropa.eu
www.radicali.it
www.voltitalia.it

Alle regionali una candidatura di coalizione, non di partito.

Lettera aperta al PD

Ormai pare certo che ad inizio Febbraio si voterà per il governo e per il Consiglio della Regione Lazio. Sulle pagine nazionali dei giornali impazzano le ipotesi sulla coalizione “non di destra” e sui possibili candidati Presidente.

Ma quale sarà il ruolo di Rieti e della sua provincia, in queste elezioni? Rieti rappresenta meno del 3% dei voti che vengono espressi per decidere il Presidente regionale. Se di certo il voto di ognuno di noi varrà tanto quanto quello di qualsiasi altro laziale, tuttavia a livello di comunità provinciale il nostro peso è irrisorio.

Per questo, se un ragionamento va fatto, deve essere sul consigliere che sarà chiamato a rappresentarci in Consiglio Regionale.

Come radicali sabini pensiamo che questo ragionamento vada fatto in un’ottica “di coalizione”, ed è questa la proposta che rivolgiamo al Partito Democratico.

La motivazione di questa proposta sta nel meccanismo elettorale[1] che prevede 40 consiglieri eletti proporzionalmente e 10 per premio di maggioranza. Innanzitutto va ricordato che, a causa della dimensione di Rieti, nessun candidato reatino verrà eletto tra i 40: il voto dei reatini ad una delle liste concorrerà semplicemente ad eleggere consiglieri regionali di quella lista, ma che verranno da altre province. E’ così dal 2013, anche se spesso i candidati tendono a nasconderlo o a far credere il contrario.

Il nostro futuro consigliere è invece scelto come rappresentante del Presidente vincente. In che modo?

In passato esisteva un “listino del Presidente”, rappresentativo delle varie province e concordato dalla coalizione, che risultò però indigesto perché composto da soli “nominati” e fu perciò eliminato.

Il listino fu sostituito da un premio di maggioranza di 10 consiglieri, da ripartire proporzionalmente tra i partiti vincenti; solo che anche questa ripartizione non avrebbe dato alcun eletto a Rieti; così fu ideato un meccanismo “Salva Rieti”[2] che, deformando la ripartizione proporzionale, garantisce uno dei 10 consiglieri ad ogni provincia: dove dovesse mancare, sarà scelto il candidato del principale partito (a livello locale) dello schieramento vincente a livello regionale.

Facciamo un esempio: se Fratelli D’Italia risultasse il primo partito in provincia ma il Presidente Regionale eletto fosse quello dello schieramento di sinistra, verrebbe chiamato in Consiglio un candidato della lista più votata della coalizione di sinistra (cioè finora, e con ogni probabilità ancora oggi, il Partito Democratico).[3]

Ciò comporta come chiara conseguenza che il consigliere continua a essere un mero “nominato”, ma non più dalla coalizione bensì da un unico partito.

Per questo motivo noi radicali, che parteciperemo convintamente alla coalizione di sinistra, chiediamo che l’eletto in Consiglio venga visto e considerato per quello che è, come un rappresentante della coalizione.

Ciò tanto più che l’assegnazione del seggio al candidato PD (o FDI) avviene a scapito di altre liste, per via del già menzionato meccanismo “Salva Rieti” che sottrae ad esse il seggio che secondo la quota proporzionale sarebbe spettata loro.

Proponiamo perciò al PD provinciale di non chiudersi nelle sue stanze (per di più attraversate dai venti precongressuali) per decidere il candidato della sua lista, ma di individuare insieme agli alleati due figure che possano rappresentare davvero la coalizione provinciale nel corso della nuova consiliatura regionale.

(Diciamo “il candidato” e “due figure” perché finora, ed anche oggi sulla stampa, si è sempre considerato l’uomo come il vero candidato e la donna come solo di supporto).

In coerenza con il presentarsi del PD come una lista “non solo di partito” sia alle recenti elezioni comunali sia alle politiche (in quest’ultimo caso, infatti, la lista “Italia democratica e progressista” aveva sì il simbolo del PD in evidenza, ma a seguito di accordi politici con diversi altri soggetti, come Art.1, Demos, PSI, Radicali Italiani, Volt) la nostra proposta è un’offerta di assunzione di responsabilità da parte del PD stesso, come forza non egemone o prevaricatrice degli alleati ma inclusiva, e che si faccia carico del ruolo che ha sempre svolto e che gli è riconosciuto.


[1] Come, perché e quando si è arrivati a questa legge elettorale: https://sabinaradicale.it/2022/05/23/lattuale-legge-elettorale-regionale-storia-e-difetti/

[2] Così definito nelle sedute del Consiglio Regionale che approvò la legge elettorale nell’ottobre 2017

[3] Anche nel 2018, con il PD al proprio minimo e una candidatura molto spinta come candidato “civico” del ex sindaco Petrangeli, i voti del PD furono oltre il doppio (20,95% contro 8,90%)

Sulla proposta di legge elettorale regionale

Intervista al Corriere di Rieti

Prima delle elezioni come Più Europa – Radicali avete presentato una nuova legge elettorale regionale. Cosa cambierebbe per Rieti?

Rieti da due legislature ha un solo consigliere, ma non scelto dai cittadini; nel 2013 era in un listino bloccato, dal 2018 va alla Pisana un esponente di un partito della coalizione vincente nel Lazio, anche se i sabini avessero votato compatti dall’altra parte.

E con questa proposta?

Il territorio regionale viene diviso in 32 collegi uninominali, e la provincia di Rieti ne avrà garantito uno (nonostante sia più piccola degli altri collegi).

Senza i partiti?

Ci saranno partiti e coalizioni e possibilità di disgiungere il voto tra partito e candidato del collegio. Tramite i partiti, verranno eletti 18 consiglieri con metodo proporzionale; con meccanismi però che garantiscono governabilità al Presidente ed una rappresentanza adeguata alle minoranze.

Perché questa legge?

Quella attuale ha gravi problemi. A parte Rieti, possono accadere situazioni paradossali: se 4 anni fa 1639 elettori di Latina invece di restare a casa avessero deciso di andare e votare PD, sarebbe successo che il PD avrebbe avuto in Consiglio Regionale un consigliere in meno! Poi c’è una questione di legittimazione del Presidente: Zingaretti per esempio è stato eletto la prima volta con il 40% dei voti, e riconfermato da meno di un elettore su tre.

Cosa succederebbe per il presidente?

Anche qui una novità: si prevede un ballottaggio; senza apparentamenti però. Lo stesso avverrebbe per i collegi uninominali.

E’ una proposta che ha possibilità di essere accolta?

Le resistenze saranno molte, specie dai “signori delle preferenze” romani che dovrebbero riconvertirsi a presentarsi all’intero elettorato. Ma siamo confidenti, per i gravi problemi di cui dicevo.

Chi può aiutare?

I partiti minori, cannibalizzati dalla legge attuale; ma soprattutto i territori. Questo è il motivo per cui qui l’abbiamo presentata e abbiamo intenzione di tornarci coinvolgendo tutte le istituzioni locali.

PNRR: la transizione energetica richiede la partecipazione dei cittadini

NOME Officina Politica ne parla Lunedì con Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani


Il tema del PNRR è ben presente nella campagna elettorale reatina; PNRR non è però solo soldi da spendere, ma impegni che sulla transizione energetica sono richiesti al Paese.

Entro dicembre 2022 le Regioni dovranno individuare le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

L’individuazione delle aree idonee non potrà non passare dal rapporto con i territori e con gli amministratori locali.

A Rieti – e provincia – abbiamo avuto in passato anche recente molti diversi tentativi di installazione di impianti (fotovoltaici, biometano, biomasse, biogas) che non hanno avuto esito o hanno comunque incontrato forti opposizioni.

Ecco allora la necessità di una vera e propria rivoluzione culturale che comprenda, certo, lo snellimento della burocrazia e il gioco di squadra di tutte le parti coinvolte ma anche e soprattutto la ricostruzione di un rapporto trasparente e collaborativo con i cittadini.

E’ quello che NOME Officina Politica ha indicato con chiarezza nel proprio programma e con forza nel suo slogan “Per una città a energia civica”.

Di questi temi, della transizione energetica e di partecipazione ma anche dei problemi che attengono alla gestione dei rifiuti parleremo Lunedì 30 alle 18:30, al Comitato Ubertini Sindaco, con Massimiliano Iervolino, segretario nazionale di Radicali Italiani.

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Massimiliano Iervolino, laurea in chimica industriale, è esperto di gestione rifiuti, sul quale tema ha pubblicato diversi volumi ed è stato per due legislature consulente della Commissione Ecomafie. Recentemente, ha proposto al Sindaco Gualtieri l’indizione a Roma di un referendum consultivo che consenta informazione, partecipazione e dibattito della cittadinanza sul progetto di termovalorizzatore.

Liste fantasma nei piccoli comuni: la soluzione può essere solo politica.

La cronaca riporta il rinvio a giudizio a Rieti per un consigliere comunale di Varco, accusato di aver falsificato atti relativi ad una candidatura per liste fantasma, quelle liste di cui in troppi approfittano del fatto che nei comuni sotto mille abitanti non è prevista nessuna firma di sottoscrizione.

In realtà il procedimento in corso non contesta la presentazione della lista “fantasma” ma il fatto che i candidati, per risparmiare tempo e denaro, non si fossero fisicamente recati da un pubblico ufficiale per autenticare la firma ed in Comune per depositare la lista.

Queste sono irregolarità a cui non sono nuovi neppure i grandi partiti nelle grandi città (si ricorderà il caso “Firmigoni” per il quale si riconobbe che l’allora presidente lombardo Formigoni si era presentato alle elezioni con firme false sulle liste.

Il problema delle liste fantasma nei piccoli comuni non si risolverà per via giudiziaria ma per via politica, con la modifica della legge elettorale.

Sabina Radicale ha proposto, per il tramite di Alessandro Fusacchia, delle semplici modifiche che eliminerebbero il problema senza pesare sui cittadini dei comuni vittime del “giochino” e nell’aprile scorso è stato approvato dalla Camera dei Deputati un Ordine Del Giorno in tal senso.

Quanto occorre è però un impegno corale, specialmente da parte degli eletti nei territori vittime di questo malcostume; e naturalmente partendo dagli altri tre nostri deputati.

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Il dossier con le altre proposte avanzate per la soluzione del problema è in https://sabinaradicale.it/2021/05/01/fine-delle-liste-fantasma-nei-nostri-piccoli-comuni/