Garantire “Livelli Essenziali di Democrazia”

articolo di Marco Giordani – Il Dubbio, Martedì 25 Luglio 2023

Le sei proposte di legge di iniziativa popolare vengono da tavoli di lavoro di radicali dirigenti, iscritti e anche semplici simpatizzanti.

Uno di questi tavoli, la cui proposta non troverete nelle piazze ma su cui si continuerà a lavorare, è quello intitolato “Democrazia”; titolo da leggersi come “strumenti di esercizio democratico”, cioè quanto i cittadini hanno a disposizione per esercitare il potere di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica”: i partiti stessi, le leggi elettorali e gli strumenti di democrazia diretta, vale a dire i referendum o le stesse proposte di legge, tutti temi cui come radicali e Radicali Italiani abbiamo da sempre dedicato iniziativa politica.

Non da oggi i cittadini si tengono, e sempre più, lontani da tutti questi strumenti; ma lontani o allontanati?

Tutta l’iniziativa di proposte di legge è, lo si è detto, rivolta agli “esclusi”; l’analisi del tavolo è che questo allontanamento sia causato anche da come questi strumenti siano stati distorti o soffocati dalla partitocrazia e che nonostante ciò si manifestino segnali di voglia di partecipazione.

Giunti però al grado di disaffezione attuale, questa partecipazione (e fiducia negli strumenti) non può che essere ricostruita “dal basso”, anche per l’inestricabile legame tra legge elettorale, sistema istituzionale, ruolo dei partiti.

Il “basso” da cui partire lo abbiamo individuato nel livello di maggiore prossimità, quello comunale; dove però accanto a poche esperienze virtuose di “democrazia partecipativa” (come ad esempio assemblee dei cittadini, bilanci partecipati) la maggioranza dei cittadini non dispone neppure dei (vetusti?) strumenti di “democrazia diretta”.

Difatti il Testo Unico Enti Locali apriva il millennio prescrivendo forme di consultazione e  “possibilità” di referendum ma tutto lasciato all’autonomia statutaria e normativa dei comuni, i quali molto spesso, non solo i piccoli, limitano di molto gli strumenti: quasi tutti prevedono solo referendum consultivo (a volte a sola iniziativa dell’amministrazione) e meno della metà abrogativo o propositivo. Ma solo circa la metà di chi prevede un istituto poi lo norma per permetterne l’uso.

Per questo denunciamo come l’autonomia statutaria sia un paravento (tanto che riguarda la “seconda scheda”, mentre le modalità della prima, quella elettorale, sono imposte dallo Stato) e che vada sanata la situazione di cittadini con diversi diritti in diversi comuni, e considerati questi strumenti come “Livelli Essenziali di Democrazia”; su questo il tavolo e Radicali Italiani continueranno a lavorare.

Raccomandazione “Garanzia di strumenti di partecipazione in tutti i territori”. accolta dal 21° Congresso di Radicali Italiani

Primo firmatario: Marco Giordani
Raccomandazione “Garanzia di strumenti di partecipazione in tutti i territori”

Il 21° Congresso di Radicali Italiani,
• Ritenendo ineludibile per la democrazia italiana il recupero di una partecipazione attiva dei cittadini,
• Considerata la nuova disponibilità della piattaforma nazionale www.firmereferendum.gov.it per referendum e proposte di legge di iniziativa popolare,
• Considerato che diverse maggiori città hanno introdotto forme di partecipazione avanzata e digitale, ma che la gran parte della cittadinanza, fuori delle maggiori città, ne è ancora priva, spesso anche della possibilità di indire referendum,

raccomanda a Radicali Italiani nell’anno radicale entrante di:
• Continuare a dare seguito alla mozione particolare Birardi approvata dal 20° Congresso (RIFORMA STRUMENTI DI DEMOCRAZIA DIRETTA NEI TERRITORI)
• Coinvolgere le associazioni e gli iscritti, nonché altri soggetti politici, ad una ricognizione nazionale dell’effettivo stato degli strumenti civici di partecipazione e conoscenza (ad esempio: pubblicità in rete delle sedute, conquistata in pandemia ma poi non mantenuta)
• Predisporre e farsi promotori di una legge quadro nazionale che superi la indisponibilità locale di strumenti di partecipazione spesso previsti solo a Statuto
• Raccogliere su questa proposta, di concerto con associazioni civiche in tutto il territorio nazionale, firme tramite www.firmereferendum.gov.it
• Avanzare la proposta di disponibilità della stessa piattaforma per iniziative civiche su enti locali.

Davvero il referendum giustizia è stato un flop?

Un’analisi sulla base del voto dei cittadini a Rieti e Parma.

I referendum sulla giustizia, indetti dalla Lega tramite le Regioni lo scorso 12 giugno, sono rimasti lontanissimi dal quorum. Tale esito è stato riportato su tutti i media nazionali come un flop. Ci sono naturalmente molti motivi – di equilibri politici, di informazione, di tecnicità – per cui il quorum non è stato ottenuto, ed ognuno dà un diverso peso a questi fattori. Peraltro, è travisante disquisire di un quorum al 50% di elettori (compresi i 5 milioni di concittadini all’estero), quando per votare il Sindaco a Roma va (al primo turno!) il 48% degli elettori ed a Genova il 44%.

Bisogna però tenere conto che questi referendum non avevano un valore in sé, per le singole norme e come le si intendeva modificare, ma per il segnale politico che dall’elettorato doveva venire su diversi temi caldi della giustizia: l’invadenza della magistratura sulla politica, l’abuso del carcere preventivo, la terzietà del giudice tra accusa e difesa, come valutare i magistrati, l’occupazione del Consiglio Superiore della Magistratura da parte delle correnti.

E allora, se risulta difficile interpretare il sentimento dell’elettorato partendo dal 21% nazionale dei votanti, può tuttavia risultare possibile guardando come hanno votato i cittadini (circa 9 milioni)  che erano chiamati ai seggi anche per le amministrative (prima vota che ciò accade, a parte quello confermativo sul taglio dei parlamentari).

Ho scelto di analizzare i dati di Rieti, piccola città di destra, e di Parma, media città di tradizione PCI-PD e primo capoluogo governato dal M5S – insomma i partiti più avversi a questi referendum.

A Rieti, città di destra, i Sì ai quesiti referendari sono stati preponderanti, pur in una percentuale che mostra la divisività dei temi (e dunque anche l’opportunità di sottoporli a referendum).

Nel dettaglio, tutti i quesiti hanno superato il 50% dei Sì (dal 52% al 71%) dei voti validi. Non solo: fatta eccezione per l’abolizione del decreto Severino e per la limitazione agli abusi della custodia cautelare, che erano avversati anche da FDI, negli altri tre casi i Sì hanno superato la somma di schede No, nulle, bianche e pareggiato il totale dei “contrari” se si mette in conto, fra di loro, anche quel 15% di elettori che non ha ritirato le schede.

Figura 1 Referendum Giustizia 2022 – Rieti

A Parma, città di “sinistra”, i valori dei Sì sono inferiori a quelli di Rieti: i due quesiti su cui PD e M5S convergono con FDI rimangono tra il 42 ed il 45%; gli altri tre tra il 62 ed il 65%.

Di due punti superiore rispetto a Rieti è la percentuale (16%) di chi ha scelto di non prendere le schede, incidendo sul raggiungimento del quorum. Significativa anche la percentuale di chi, ritrovatosi con la scheda in mano, non sapendo cosa farne l’ha annullata o lasciata bianca. Questi cittadini, che si sono esplicitamente dichiarati non informati o non interessati al tema a Rieti sono tra il 12% della Severino e il 15% della valutazione magistrati; a Parma, la rinuncia ad esprimersi è di un 4% inferiore.

Figura 2 Referendum Giustizia 2022 – Parma

Questi numeri mostrano come gli elettori che erano alle urne per votare i Sindaci, una volta lì e interrogati sui quesiti referendari abbiano espresso la propria opinione in maniera niente affatto scontata e, anzi, con una correlazione con le loro tendenze politiche. Se dunque la classe politica guardava a questi referendum per ricevere un segnale, esso c’è e proviene da un campione di oltre cinque milioni di cittadini – tanti sono andati alle urne – che è enormemente superiore ai campioni che, tramite i sondaggi, dirigono invece le “strategie” dei partiti.

Referendum Giustizia: a Rieti avvocati e magistrati dibattono tra sì e no, la politica tace.

Tra due settimane si voterà per 5 referendum sul tema Giustizia.

Giovedì pomeriggio si è tenuto a Rieti, organizzato dalla Camera Penale di Rieti, un convegno che ha messo di fronte personaggi del prestigio del presidente degli avvocati penalisti Giandomenico Caiazza (per il Sì) ed il magistrato sostituto procuratore di Roma Mario Palazzi (per il No)

Le due ragioni si sono confrontate muovendosi su diversi livelli: la inutilità o dannosità delle modifiche della norma (secondo il magistrato) e il senso politico e simbolico dei quesiti, a fronte di evidenti storture della Giustizia in quei campi in cui i referendum cercano di intervenire (secondo l’avvocato).

Si raggiungerà il quorum? Difficile: l’informazione è scarsa, e a motivazione si dice che le questioni “giustizia” non appassionano – strano, essendo l’amministrazione della Giustizia il motivo fondante dell’esistenza degli Stati.

Proprio per essere la Giustizia il fulcro della convivenza civile, è importante il senso politico dei quesiti e per questo come Sabina Radicale e Radicali Italiani sosteniamo il Sì.

Eppure la sala, molto affollata da avvocati e magistrati, non ha visto la presenza (a meno di qualche avvocato) e soprattutto il contributo di esponenti dei partiti oltre il nostro.

Contributo che sarebbe stato quanto mai opportuno per i partiti che sostengono il No (ad esempio il PD o il M5S), che avrebbero potuto affiancare alle ragioni tecniche del magistrato le loro ragioni politiche, contrapponendole a quelle politiche squadernate dal rappresentante dell’avvocatura.

Dai partiti che sostengono il Sì, che vanno in città da Azione al PSI, ad IV, a FI e alla destra ci aspetteremmo invece una campagna tra i cittadini che sarebbe agevolata, anziché ostacolata, da quella delle amministrative. Eppure, non abbiamo visto e sentito nulla neppure dai promotori del referendum, e cioè dai leghisti.

Le cronache non ci hanno riportato di nessun accenno neppure dai leader nazionali: sono già passati qui Tajani e Salvini; quel Salvini i cui manifesti per il referendum campeggiavano strumentalmente alle comunali di ottobre a Milano, ma che sembra sfilarsi ora che si va a votare.

Rimangono due settimane prima del voto e saranno cruciali: qui a Rieti per mobilitare al Sì e altrove per mobilitare al voto.

A Rieti (e Cittaducale, Antrodoco, Pescorocchiano, Casaprota, Salisano e Nespolo) la caccia al voto di preferenza su di sé potrà ben abbinarsi al mostrare all’elettore che l’adesione al proprio partito non è puramente strumentale all’ottenimento del suo voto alle comunali.

Sabina Radicale porta i nodi della periferia all’attenzione del congresso nazionale

Si è tenuta nel fine settimana la tre giorni del congresso di Radicali Italiani, unico partito italiano a tenere un congresso cui possono partecipare tutti gli iscritti ed unico partito a tenere un congresso annuale.

Sabina Radicale ha partecipato anche con interventi della mentanese Valentina Cosimati e del segretario Marco Giordani, che al termine dei lavori è stato confermato eletto nel Comitato Nazionale.

<<Nel mio intervento – dichiara Marco Giordani – ho posto all’attenzione degli iscritti una declinazione locale di temi di lotta radicale: il primo è sulla partecipazione, sul quale abbiamo già avuto occasione di richiamare la politica reatina pre-elettorale.>>

Il segretario di Sabina Radicale sottolinea che mentre in Italia a livello locale si implementano sofisticati meccanismi di partecipazione, inclusa la sottoscrizione online di iniziative come delibere e referendum, in periferia – e qui a Rieti – questi istituti mancano del tutto o non sono implementati perché mancano i regolamenti.

<<Per questo motivo, come secondo firmatario di una mozione particolare abbiamo ottenuto con altri compagni “periferici” la istituzione di un gruppo di lavoro che innanzitutto faccia una ricognizione dello stato dell’arte sui territori, per poi avanzare una proposta di legge quadro nazionale sulla partecipazione che possa anche sopperire alle inerzie locali.>>

L’altro tema, di interesse ancor più pressante per Rieti, è quello della legge elettorale. Il mondo radicale da sempre sostiene l’uninominale di collegio di tipo anglosassone, che fu scelta al 95% dai cittadini in referendum nei primi anni 90, poi traditi dal Parlamento.

Marco Giordani dichiara: <<Rieti, a causa del taglio dei parlamentari, potrebbe essere salvata solo da un uninominale di collegio, dato che con l’attuale legge – che nonostante le rassicurazioni non verrà modificata – il nostro territorio scomparirà, diluito in un collegio in cui risulterà insignificante. “Potrebbe”, ma non sarà così.

Però insieme alle politiche fra un anno voteremo anche per le regionali. La legge elettorale laziale, combinata alla sproporzione delle dimensioni dei diversi collegi provinciali, fa sì che Rieti non riesca ad avere un suo rappresentante eletto. Per questo motivo furono introdotti dei correttivi utilizzando la quota consiglieri di premio di maggioranza (ex listino); correttivi che però creano distorsioni tra i partiti ed assurdità costituzionali, come che nell’ultima elezione il PD avrebbe avuto complessivamente meno consiglieri se a Latina avesse preso 1700 voti in più.>>

Per quanto riguarda Rieti – prosegue Giordani – <<questi “correttivi” hanno l’effetto di farci avere in Consiglio Regionale non un eletto dai cittadini, rappresentante della maggioranza dei reatini, ma un rappresentante della maggioranza regionale.>>

La Regione Lazio è dunque il laboratorio ideale, per la inapplicabilità del proporzionale a collegi così disparati, di un sistema elettorale a carattere uninominale, per il quale infatti il consigliere di +Europa-Radicali Alessandro Capriccioli è prossimo a presentare un disegno di legge a base appunto uninominale.

<<Ho raccomandato quindi – conclude Marco Giordani – di evidenziare nel Lazio problema e soluzione, per poi portare questo “esperimento” regionale al dibattito nazionale sulla legge elettorale. Ed è questa credo un’occasione anche per la politica reatina, provinciale e comunale, che dovrebbe spingere in questa direzione, quantomeno per smentire chi la vede diretta più dalle segreterie regionali che non dai suoi elettori>>

Referendum: frustrata la richiesta di partecipazione ma i politici reatini non se ne danno pena.

Come si sa, la Corte Costituzionale ha annunciato la bocciatura dei due referendum di iniziativa popolare, per la legalizzazione dell’eutanasia e la liberalizzazione della coltivazione di cannabis.

Per Eutanasia Legale a Rieti città sono state raccolte in tre mesi e mezzo circa 3400 firme (non tutte di reatini) mentre 184 sono stati i reatini che hanno firmato da fuori comune e 191 hanno firmato tramite SPID. Per il Referendum Cannabis nel breve arco di un mese ben 461 reatini hanno sottoscritto la richiesta di referendum tramite la farraginosa procedura con lo SPID.

Un notevole interesse dunque, e probabilmente una delusione per come la Corte li ha bocciati in maniera pretestuosa e fallace, a giudicare dalle parole del Presidente Amato.

Come ha reagito la politica reatina di fronte a questa delusione dell’istanza popolare di partecipazione?

Sabina Radicale da mesi evidenzia la necessità, nell’interesse anche degli amministratori, di una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni che ci riguardano. Abbiamo quindi voluto scandagliare, ovviamente limitatamente alle pubbliche esternazioni sui media, quale sia stata la posizione dei politici in merito a questa frustrata richiesta di partecipazione.

Nessuno di loro appartiene ai partiti che, insieme all’Associazione Luca Coscioni, hanno promosso la raccolta firme; i partiti di destra si sono da sempre dichiarati contrari a progressi su questi temi, mentre gli altri partiti non hanno una posizione definita, preferendo da decenni evitarli.

Altro però è la posizione dei politici di fronte ad una richiesta di partecipazione attiva dei cittadini, tanto più inattesa – anche dai promotori – in un contesto di crescente disaffezione dalla politica e dalle urne. Non per niente Salvini, anche cosciente di quanti suoi elettori avessero sottoscritto le richieste, ha espresso il proprio rammarico: “Mi spiace per i tre referendum bocciati. Per quelli su morte procurata e droghe avrei votato contro, ma per me il referendum è sempre uno strumento bello”.

Dei quattro parlamentari, solo di Alessandro Fusacchia (di FacciamoEco) si trova un commento («“Per la democrazia italiana”. Sempre più debole. Serve essere liberi per voler difendere la libertà»). Nulla da Lorenzoni (M5S), Melilli (PD), Trancassini (FDI). Le cose non cambiano scendendo di livello: né il consigliere regionale Refrigeri, né il presidente di Provincia Calisse, né il sindaco Cicchetti hanno qualcosa da dire, né siamo riusciti a trovare dichiarazioni espresse da qualche consigliere comunale.

Non va meglio con i candidati a sindaco: niente da Sinibaldi, e sarebbe stata una piacevole sorpresa; Petrangeli, che pure ha fattivamente contribuito alla raccolta firme, non fa menzione di QUESTA partecipazione, limitandosi a fare appello a quella alle primarie; eppure non ha mancato in questi giorni di esserci su argomenti come i venti di guerra in Ucraina e la lotta al cancro. Il suo contendente alle primarie, Di Berardino – che non ha al momento un profilo sui social media – ha richiamato in tv le parole di Mattarella sulla “nuova stagione di partecipazione”. Di Berardino auspica si concretizzi anche in città e, non a caso, la parola “partecipazione” campeggia in testa ai manifesti che hanno accompagnato la sua candidatura, ma ha perso l’occasione per calarla sull’attualità di quelle ore.

Attualità che eppure nel volgere dei prossimi mesi vedrà questi concittadini chiamati ad eleggere i propri rappresentanti comunali, regionali e nazionali.

Eutanasia e FC Rieti: attenzione a parlare di eutanasia in maniera imprecisa.

L’anno entrante sarà quello in cui finalmente i cittadini si potranno esprimere sulla legalizzazione dell’eutanasia. Proprio ieri si è costituito il primo Comitato per il No; lo hanno fatto senza citare, come si faceva finora, una supposta inammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale, che ne discuterà il 15 Febbraio.

Si sta entrando dunque nel vivo di un dibattito che vorremmo aperto, limpido e senza fraintendimenti ed equivoci, anche involontari. A questo proposito, la scorsa settimana è passato su molte testate un comunicato diramato dai tifosi della F.C. Rieti che chiedono l’eutanasia per la società.

Da un lato notiamo come il vocabolo “eutanasia” sia ormai sdoganato, grazie alla campagna di raccolta firme, e di questo Sabina Radicale se ne compiace; dall’altro, però, ci appelliamo alla sensibilità di ciascuno per un uso più parco ed attento di un termine che assume, oggi più che mai, una valenza precisa.

Non manca molto infatti alla primavera in cui si voterà per il Referendum e alla dura campagna di informazione e dibattito che dovrà precederlo. Sarà allora necessario ribadire cosa si intenderà per “eutanasia” nel codice penale risultante dalla vittoria al referendum del 2022, giacché la campagna contraria ha già dato segni di voler intorbidare l’informazione.

L’eutanasia andrà chiesta dalla persona interessata (naturalmente con una domanda che sarà da valutare secondo la legge ed a più livelli) e non dai suoi familiari o da amici (o sentimentalmente legati, come in questo caso per i tifosi): la società F.C. Rieti crediamo abbia piena capacità di decidere il proprio destino. Per come poi questi tifosi la pongono, la loro è piuttosto una richiesta di interruzione di accanimento terapeutico (“si proceda a staccarle definitivamente la spina”) se non una istigazione al suicidio che è e sarà sempre duramente punita.

Non crediamo di esagerare: le parole hanno il loro peso e l’opinione pubblica si forma e viene confusa – in questo caso di certo involontariamente – anche così, nella lettura di questi titoli ad effetto. La via necessaria è parlare invece di eutanasia come nella bella iniziativa degli studenti del Liceo Varrone, che sul tema dell’eutanasia hanno voluto dibattere in un confronto tra Mina Welby e i sostenitori del ProVita.

Al liceo classico un dibattito voluto dai giovani sull’eutanasia.

Quest’anno gli studenti del Liceo Classico di Rieti hanno scelto di impegnare la loro assemblea di istituto in un dibattito sull’eutanasia. L’appuntamento si è svolto mercoledì 22 dicembre.

Il diritto ad una fine dignitosa, attualmente impedito dalla legge come scritta nel 1930, fu proposto in parlamento una prima volta nel 1984, ben 37 anni fa. Rieti ebbe un ruolo di rilievo allora, Nel 2006 Piergiorgio Welby, tre mesi prima di morire, ne scrisse al Presidente della Repubblica, che gli rispose auspicando un “confronto sensibile e approfondito, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”. Ma il silenzio e la elusione sono continuati, oltre la proposta di legge di iniziativa popolare del 2013, oltre nel 2018 la sospensione del giudizio da parte della Corte Costituzionale per dare un anno al Parlamento per legiferare. Solo l’ondata di firme per il referendum, che terremo nella prossima primavera, è riuscita a far sì che il Parlamento “fingesse” di occuparsi del tema; ora si tratta di convincere i difensori dello status quo ad un dibattito aperto, che finora hanno voluto evitare. Per questo Sabina Radicale si complimenta e ringrazia per l’iniziativa i ragazzi e la scuola, in particolare Martina Eleuteri, Giacomo Orsini e Mattia Santoprete, gli studenti che si sono fatti promotori dell’iniziativa.

In questo quadro, il ruolo di Rieti non è stato secondario: già nel 1986 l’Ordine degli Avvocati tenne un convegno di tre giorni sul tema (lo potete riascoltare sul sito di RadioRadicale cercando “Rieti”); nel 2012 Gildo Balestrieri volle essere il testimonial della Associazione Luca Coscioni per la raccolta firme sulla proposta di legge, terminando poi la sua vita ad inizio del 2013.

Il dibattito reatino della passata settimana si è potuto purtroppo svolgere solo online ma ciò ha facilitato la partecipazione di qualificati ospiti collegati da remoto: a sostenere le ragioni contro il referendum Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day, e Francesca Romana Poleggi, direttrice editoriale del movimento ProVita & Famiglia. Per le argomentazioni a favore, Mina Welby, vicepresidente dell’Associazione Luca Coscioni.

Il noto psichiatra reatino Paolo Di Benedetto ha introdotto l’argomento dal punto di vista storico e fislosofico (da Seneca alla uccisione nazista dei minorati mentali), e ha voluto darne una conclusione letteraria (invitando a leggere Madame Bovary e Anna Karenina). Ha partecipato al dibattito anche Marco Giordani per Sabina Radicale.

Le quasi tre ore sono volate, anche perché Gandolfini e Poleggi hanno spaziato nelle loro argomentazioni dal testamento biologico (a loro detta equivalente ad eutanasia) al presunto progetto di suicidare i malati terminali per ridurre i costi della sanità, passando dal suicidio per amore all’aborto. Mina Welby, dal canto suo, ha confermato la sua capacità di empatia anche in un contesto di posizioni contrapposte ed affermazioni “forti”.

Moltissimi gli studenti che hanno assistito al dibattito (si sono visti sino a 250 partecipanti contemporanei, su circa 300 allievi del Liceo). In diversi sono intervenuti, ponendo in chat domande e osservazioni, tutte rivolte ai rappresentanti del ProVita, mostrandosi perplessi per le argomentazioni avanzate contro l’eutanasia.

In effetti l’interesse dei giovani, e dei giovani reatini in particolare, trova conferma nei dati aperti resi disponibili dalla Associazione Luca Coscioni: tra chi ha firmato online per l’eutanasia (non considerando quindi le firme cartacee) la fascia più giovane (18-24) a Rieti città costituisce il 28% del totale (mentre in Italia sono il 25%). Questo nonostante nella città di Rieti la raccolta cartacea sia stata una delle più capillari in Italia, specie nei luoghi di aggregazione giovanile (e infatti la provincia ad esclusione del capoluogo arriva ad una incidenza di oltre il 30% dei più giovani firmatari). Ciò denota una particolare attenzione dei giovani reatini al tema eutanasia che prescinde dalla maggior confidenza con il procedimento di firma online, dato che nei dati complessivi per il referendum cannabis, la stessa fascia di età non presenta un sensibile discostamento dal dato nazionale. Tutto ciò: la voglia di conoscenza e di partecipazione dei giovani, unita alla necessità di confronto da parte dei contrari – confronto non eludibile stavolta con l’espediente dell’astensione – ci danno fiducia per una bella primavera di diritti.

Anche i detenuti di Rieti firmano per il Referendum Cannabis

e riemerge necessità della nomina del Garante Comunale

Sono questi i giorni del deposito in Cassazione delle firme per la richiesta di Referendum Cannabis Legale, raccolta che aveva immediatamente raggiunto, con il solo online, le 500mila sottoscrizioni necessarie.

Con la proroga per la consegna a fine ottobre, necessaria ai Comuni per riuscire a certificare le firme, si era nel frattempo aperta la possibilità di firme anche “con la penna biro”.

Sabina Radicale ha pensato di approfittarne per darne la possibilità anche ai detenuti di Rieti, nella Casa Circondariale dove, secondo il rapporto Antigone di fine anno, un detenuto su quattro è classificato come “tossicodipendente in trattamento”.

Quindi, dopo l’accesso di settembre per i referendum Giustizia Giusta ed Eutanasia Legale, ci siamo recati di nuovo al carcere di Rieti in una delegazione composta da Marco Giordani e Marco Arcangeli, a cui si è unita Morena Fabi presidente della Camera Penale di Rieti, in veste di autenticatrice.

La proposta di referendum è stata accolta molto positivamente dai detenuti. Ricordiamo che secondo il “Libro Bianco” di Forum Droghe un detenuto su tre entra in carcere per violazione del solo art. 73 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), escludendo quindi l’art. 74 che ne punisce l’associazione. Essi conoscono quindi molto bene il tema: non sono mancate considerazioni da parte di detenuti sulla necessità di legalizzare al fine di togliere i profitti alla mafia; qualcuno ha persino convintamente firmato pur dichiarando che “nonostante questo gli avrebbe tolto il lavoro” (che evidentemente avrebbe intenzione di non riprendere una volta tornato alla vita libera).

Benché la nostra non fosse una visita ispettiva, diversi detenuti ci hanno chiesto un riferimento per perorare proprie richieste (tutte in qualche modo collegate alla necessità di salvaguardia dei propri affetti familiari, base per una nuova vita a fine pena).

Dall’amministrazione ci è giunta invece la considerazione che alla frequenza delle nostre visite non corrisponda un pari impegno da parte della città, intesa come amministratori ma anche come “società civile”. Non solo mancano opportunità di lavoro, ma ci sarebbe bisogno di più occasioni di cultura, di attività, di interscambio e conoscenza; ma anche di sensibilizzazione dei cittadini liberi da parte delle amministrazioni. A mo’ di esempio, ricordiamo come In una visita del 2018, segnalando la povertà degli attrezzi della palestra, invitavamo il Consigliere delegato allo sport ad attivarsi verso le palestre cittadine per una donazione di attrezzature nella abituale rotazione delle stesse; non ci fu riscontro, se non ironie sui social.

Crediamo che quanto, pur a margine della raccolta, abbiamo raccolto dai principali attori di quel mondo segnali ancora una volta la mancanza di un Garante per i Diritti delle Persone Private della Libertà Personale, che sia più prossimo di quello regionale e che si interfacci con la città; cioè quanto il Comune di Rieti prevede con quella figura, istituita otto anni fa ma mai nominata dalle due amministrazioni che si sono finora succedute. 

Non ci illudiamo che questo sia un tema delle prossime elezioni ma, per quanto riguarda Sabina Radicale, sarà una condizione.

Eutanasia Legale, a Rieti e provincia un successo di squadra

Il referendum per Eutanasia Legale si avvia al deposito delle firme delle oltre un milione di adesioni di cittadini, deposito che avverrà l’8 Ottobre. Questi, nella sede del comitato, sono gli ultimi giorni per abbinare alle firme i certificati che i comuni stanno spedendo, per controllare gli ultimi moduli ricevuti e chiedere certificati.

Al giorno 27, a 10 giorni dal deposito, 677mila sono le firme cartacee raccolte a cui si aggiungono le 372mila raccolte online.

Pur in un quadro di successo inaspettato della raccolta, se in Italia ha sottoscritto un modulo cartaceo un elettore ogni 72, a Rieti questo è accaduto per un cittadino ogni 30 elettori. Risultato che spicca anche in confronto al resto della regione, che ha registrato 75 firme ogni 10mila abitanti, laddove la nostra provincia arriva a 269 e Rieti città addirittura a 724.

Sono infatti più di 4100 le firme raccolte, cui andrebbero aggiunte quelle che i cittadini hanno firmato nelle sedi comunali su tutto il territorio.

Questo è stato possibile grazie a 54 tavoli, dal primo del 18 giugno da Sabina Radicale fino a quello organizzato in città dai ragazzi di Controvento venerdì 24 settembre. A questi si sono aggiunte raccolte autonome dai volontari autenticatori per oltre 450 firme. Un plauso e ringraziamento va fatto ai molti avvocati (soprattutto avvocate, a dire il vero) che hanno offerto gratuitamente il proprio tempo per garantire ai cittadini questo diritto costituzionale. Ma non sono mancati in provincia ed in città sindaci, amministratori e consiglieri che si sono resi disponibili: a Cantalice sopra tutti ma anche a Longone, Rocca Sinibalda, Forano, Selci, Monteleone, Poggio Moiano.

Dal lato dei volontari, fondamentale l’apporto del gruppo di ragazzi che, avvicinatisi in questa occasione all’Associazione Luca Coscioni, sotto la denominazione di “Eutanasia Legale Rieti” hanno presidiato con impegno e costanza il capoluogo raccogliendovi quasi 2200 firme.

A Rieti città le firme raccolte sono state 3373, tra cui da Sabina Radicale 307 a Terminillo, 138 all’ingresso Ospedale, 82 all’interno del carcere.

In provincia sono stati organizzati tavoli dai ragazzi di MenteLocale a Poggio Mirteto, Fara, Montopoli (per 366 firme) e di Controvento (a Poggio Moiano, Monteleone, alla fiera di Osteria Nuova dove ha effettuato un tavolo anche Sinistra Italiana); e poi a Rocca Sinibalda e a Cittaducale dove l’iniziativa è venuta da una volontaria.

Tra i partiti politici promotori del referendum, oltre a Radicali Italiani e Sinistra Italiana, anche il Partito Socialista Italiano che ha attivato i propri militanti nei comuni.

Un grazie a tutti i cittadini con cui abbiamo condiviso questo obiettivo, agli uffici comunali per la disponibilità alla raccolta ed alla certificazione delle firme.

Controvento

Eutanasia Legale Rieti

MenteLocale

Partito Socialista Italiano

Sabina Radicale – Radicali Italiani

Sinistra Italiana