Davvero il referendum giustizia è stato un flop?

Un’analisi sulla base del voto dei cittadini a Rieti e Parma.

I referendum sulla giustizia, indetti dalla Lega tramite le Regioni lo scorso 12 giugno, sono rimasti lontanissimi dal quorum. Tale esito è stato riportato su tutti i media nazionali come un flop. Ci sono naturalmente molti motivi – di equilibri politici, di informazione, di tecnicità – per cui il quorum non è stato ottenuto, ed ognuno dà un diverso peso a questi fattori. Peraltro, è travisante disquisire di un quorum al 50% di elettori (compresi i 5 milioni di concittadini all’estero), quando per votare il Sindaco a Roma va (al primo turno!) il 48% degli elettori ed a Genova il 44%.

Bisogna però tenere conto che questi referendum non avevano un valore in sé, per le singole norme e come le si intendeva modificare, ma per il segnale politico che dall’elettorato doveva venire su diversi temi caldi della giustizia: l’invadenza della magistratura sulla politica, l’abuso del carcere preventivo, la terzietà del giudice tra accusa e difesa, come valutare i magistrati, l’occupazione del Consiglio Superiore della Magistratura da parte delle correnti.

E allora, se risulta difficile interpretare il sentimento dell’elettorato partendo dal 21% nazionale dei votanti, può tuttavia risultare possibile guardando come hanno votato i cittadini (circa 9 milioni)  che erano chiamati ai seggi anche per le amministrative (prima volta che ciò accade, a parte quello confermativo sul taglio dei parlamentari).

Ho scelto di analizzare i dati di Rieti, piccola città di destra, e di Parma, media città di tradizione PCI-PD e primo capoluogo governato dal M5S – insomma i partiti più avversi a questi referendum.

A Rieti, città di destra, i Sì ai quesiti referendari sono stati preponderanti, pur in una percentuale che mostra la divisività dei temi (e dunque anche l’opportunità di sottoporli a referendum).

Nel dettaglio, tutti i quesiti hanno superato il 50% dei Sì (dal 52% al 71%) dei voti validi. Non solo: fatta eccezione per l’abolizione del decreto Severino e per la limitazione agli abusi della custodia cautelare, che erano avversati anche da FDI, negli altri tre casi i Sì hanno superato la somma di schede No, nulle, bianche e pareggiato il totale dei “contrari” se si mette in conto, fra di loro, anche quel 15% di elettori che non ha ritirato le schede.

Figura 1 Referendum Giustizia 2022 – Rieti

A Parma, città di “sinistra”, i valori dei Sì sono inferiori a quelli di Rieti: i due quesiti su cui PD e M5S convergono con FDI rimangono tra il 42 ed il 45%; gli altri tre tra il 62 ed il 65%.

Di due punti superiore rispetto a Rieti è la percentuale (16%) di chi ha scelto di non prendere le schede, incidendo sul raggiungimento del quorum. Significativa anche la percentuale di chi, ritrovatosi con la scheda in mano, non sapendo cosa farne l’ha annullata o lasciata bianca. Questi cittadini, che si sono esplicitamente dichiarati non informati o non interessati al tema a Rieti sono tra il 12% della Severino e il 15% della valutazione magistrati; a Parma, la rinuncia ad esprimersi è di un 4% inferiore.

Figura 2 Referendum Giustizia 2022 – Parma

Questi numeri mostrano come gli elettori che erano alle urne per votare i Sindaci, una volta lì e interrogati sui quesiti referendari abbiano espresso la propria opinione in maniera niente affatto scontata e, anzi, con una correlazione con le loro tendenze politiche. Se dunque la classe politica guardava a questi referendum per ricevere un segnale, esso c’è e proviene da un campione di oltre cinque milioni di cittadini – tanti sono andati alle urne – che è enormemente superiore ai campioni che, tramite i sondaggi, dirigono invece le “strategie” dei partiti.

Crematorio a Rieti: un proposito dimenticato da sindaco e vicesindaco?

Da mesi è sorto in Sabina un dibattito sull’iniziativa dell’amministrazione di Montasola per la costruzione di un crematorio.

Un dibattito che in provincia non è una novità: accadde a Pozzaglia nel 2010 e a Borgo Velino lo scorso anno.  A Pozzaglia si desisté per le proteste di parte dell’opposizione (peraltro spalleggiata da Fabio Melilli, allora Presidente di Provincia). A Borgo Velino l’iter è in corso e l’amministrazione che lo aveva promosso è stata confermata alle elezioni. Vedremo se a Montasola si arriverà a concretizzare il progetto.

Chi protesta adduce timori di inquinamento; le amministrazioni smentiscono questi timori e portano dalla propria il vantaggio economico che l’impianto porterebbe nelle casse comunali. C’è poi chi aggiunge timori più vari, dal pericolo per gli ulivi al ritorno sfavorevole per la propria vocazione turistica, sempre prossima a concretizzarsi – ignorando per inciso che in Svizzera la cremazione riguarda la pressoché totalità delle scelte.

Sempre è mancata però in questo dibattito “LA” argomentazione, che è quella del diritto dei cittadini alla possibilità di cremazione. La cremazione è una pratica in continua costante impetuosa crescita, che in Italia nel 2020 riguardava un terzo delle scelte. Malgrado ciò, non esiste nessuna struttura in questa provincia o nelle città più vicine, L’Aquila e Terni; non considerando Roma per la quale si legge di lunghe liste di attesa, i reatini debbono rivolgersi agli impianti di Perugia, Ascoli, San Benedetto o Viterbo. Anche l’Abruzzo ne è attualmente privo, sebbene si legga di progetti a Città Sant’Angelo e ad Avezzano.

Tra le voci di protesta è utile però evidenziare quella di Legambiente Bassa Sabina che, pur dichiarando “questi impianti assolutamente necessari” pone la questione del perché proprio lì.

Questa sì è una obiezione appropriata: essendo questa una esigenza quanto meno provinciale, la cosa più normale sarebbe che il tema sia almeno presente al Comune Capoluogo; il quale poi, a nostro avviso, se ne dovrebbe far carico se le iniziative private nei comuni minori non avessero seguito. Questo è esattamente quello che come NOME Officina Politica abbiamo messo nero su bianco nel programma della lista.

Come stanno invece le cose? Seguiamo e cerchiamo di stimolare la questione, come Sabina Radicale, da anni. Cinque anni fa notammo con piacere che il tema era stato considerato da Cicchetti nel suo programma elettorale, poi trasfuso nel documento ufficiale “linee programmatiche per le azioni di mandato”. Esso conteneva un’apertura e soprattutto un riconoscimento dell’esigenza: “è da valutare la possibilità e l’eventuale conseguente collocazione di un crematorio, considerata la richiesta di tale servizio”. Promettendo ampliamenti per tumulazioni, Cicchetti parlava di “penosa migrazione delle salme”; che quindi crediamo si applichi anche a viaggi di centinaia di chilometri.

Oggi non troviamo questo tema esplicitato in nessuno dei programmi dei candidati sindaco. Normale per il nostro candidato Carlo Ubertini il cui programma delinea un quadro generale e non vuole avere la minuzia di chi invece, da Sindaco uscito o Vicesindaco uscente, dovrebbe dar conto nel proprio programma di quanto non è riuscito ad implementare nel proprio mandato (peraltro, accade il contrario: Sinibaldi ha nel programma amministrativo futuro gli interventi cimiteriali già appaltati o in corso…).

Il fatto che il proposito di valutazione (nemmeno quindi un impegno di realizzazione) sia scomparso dai programmi del Vicesindaco che si candida a Sindaco, cosa significa? Significa che la valutazione è stata fatta? Non crediamo, visto che non ne è stata data comunicazione alla città. O non c’è più la richiesta? In tal caso, eccoci che la rinnoviamo.

Fabio Andreola
Marco Giordani
Marco Orlandi
Gianfranco Paris

PNRR: la transizione energetica richiede la partecipazione dei cittadini

NOME Officina Politica ne parla Lunedì con Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani


Il tema del PNRR è ben presente nella campagna elettorale reatina; PNRR non è però solo soldi da spendere, ma impegni che sulla transizione energetica sono richiesti al Paese.

Entro dicembre 2022 le Regioni dovranno individuare le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

L’individuazione delle aree idonee non potrà non passare dal rapporto con i territori e con gli amministratori locali.

A Rieti – e provincia – abbiamo avuto in passato anche recente molti diversi tentativi di installazione di impianti (fotovoltaici, biometano, biomasse, biogas) che non hanno avuto esito o hanno comunque incontrato forti opposizioni.

Ecco allora la necessità di una vera e propria rivoluzione culturale che comprenda, certo, lo snellimento della burocrazia e il gioco di squadra di tutte le parti coinvolte ma anche e soprattutto la ricostruzione di un rapporto trasparente e collaborativo con i cittadini.

E’ quello che NOME Officina Politica ha indicato con chiarezza nel proprio programma e con forza nel suo slogan “Per una città a energia civica”.

Di questi temi, della transizione energetica e di partecipazione ma anche dei problemi che attengono alla gestione dei rifiuti parleremo Lunedì 30 alle 18:30, al Comitato Ubertini Sindaco, con Massimiliano Iervolino, segretario nazionale di Radicali Italiani.

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Massimiliano Iervolino, laurea in chimica industriale, è esperto di gestione rifiuti, sul quale tema ha pubblicato diversi volumi ed è stato per due legislature consulente della Commissione Ecomafie. Recentemente, ha proposto al Sindaco Gualtieri l’indizione a Roma di un referendum consultivo che consenta informazione, partecipazione e dibattito della cittadinanza sul progetto di termovalorizzatore.

Referendum: frustrata la richiesta di partecipazione ma i politici reatini non se ne danno pena.

Come si sa, la Corte Costituzionale ha annunciato la bocciatura dei due referendum di iniziativa popolare, per la legalizzazione dell’eutanasia e la liberalizzazione della coltivazione di cannabis.

Per Eutanasia Legale a Rieti città sono state raccolte in tre mesi e mezzo circa 3400 firme (non tutte di reatini) mentre 184 sono stati i reatini che hanno firmato da fuori comune e 191 hanno firmato tramite SPID. Per il Referendum Cannabis nel breve arco di un mese ben 461 reatini hanno sottoscritto la richiesta di referendum tramite la farraginosa procedura con lo SPID.

Un notevole interesse dunque, e probabilmente una delusione per come la Corte li ha bocciati in maniera pretestuosa e fallace, a giudicare dalle parole del Presidente Amato.

Come ha reagito la politica reatina di fronte a questa delusione dell’istanza popolare di partecipazione?

Sabina Radicale da mesi evidenzia la necessità, nell’interesse anche degli amministratori, di una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni che ci riguardano. Abbiamo quindi voluto scandagliare, ovviamente limitatamente alle pubbliche esternazioni sui media, quale sia stata la posizione dei politici in merito a questa frustrata richiesta di partecipazione.

Nessuno di loro appartiene ai partiti che, insieme all’Associazione Luca Coscioni, hanno promosso la raccolta firme; i partiti di destra si sono da sempre dichiarati contrari a progressi su questi temi, mentre gli altri partiti non hanno una posizione definita, preferendo da decenni evitarli.

Altro però è la posizione dei politici di fronte ad una richiesta di partecipazione attiva dei cittadini, tanto più inattesa – anche dai promotori – in un contesto di crescente disaffezione dalla politica e dalle urne. Non per niente Salvini, anche cosciente di quanti suoi elettori avessero sottoscritto le richieste, ha espresso il proprio rammarico: “Mi spiace per i tre referendum bocciati. Per quelli su morte procurata e droghe avrei votato contro, ma per me il referendum è sempre uno strumento bello”.

Dei quattro parlamentari, solo di Alessandro Fusacchia (di FacciamoEco) si trova un commento («“Per la democrazia italiana”. Sempre più debole. Serve essere liberi per voler difendere la libertà»). Nulla da Lorenzoni (M5S), Melilli (PD), Trancassini (FDI). Le cose non cambiano scendendo di livello: né il consigliere regionale Refrigeri, né il presidente di Provincia Calisse, né il sindaco Cicchetti hanno qualcosa da dire, né siamo riusciti a trovare dichiarazioni espresse da qualche consigliere comunale.

Non va meglio con i candidati a sindaco: niente da Sinibaldi, e sarebbe stata una piacevole sorpresa; Petrangeli, che pure ha fattivamente contribuito alla raccolta firme, non fa menzione di QUESTA partecipazione, limitandosi a fare appello a quella alle primarie; eppure non ha mancato in questi giorni di esserci su argomenti come i venti di guerra in Ucraina e la lotta al cancro. Il suo contendente alle primarie, Di Berardino – che non ha al momento un profilo sui social media – ha richiamato in tv le parole di Mattarella sulla “nuova stagione di partecipazione”. Di Berardino auspica si concretizzi anche in città e, non a caso, la parola “partecipazione” campeggia in testa ai manifesti che hanno accompagnato la sua candidatura, ma ha perso l’occasione per calarla sull’attualità di quelle ore.

Attualità che eppure nel volgere dei prossimi mesi vedrà questi concittadini chiamati ad eleggere i propri rappresentanti comunali, regionali e nazionali.

Valga anche per Rieti il richiamo di Mattarella alla partecipazione dei cittadini.

Il Presidente Mattarella ha toccato nel suo messaggio al Paese moltissimi temi: molti consueti e dovuti, altri che finora aveva forse trascurato, come magistratura e dignità nelle carceri e che come radicali naturalmente salutiamo con favore.

Tra i temi non usuali però, uno che dovrebbe interessare anche Rieti è stato il suo richiamo ad una “stagione di partecipazione”, alla necessità di un “costante inveramento della democrazia” e che le scelte che ci attendono si debbano attuare con “libero consenso e coinvolgimento sociale”, l’invito ai partiti di “favorire la partecipazione” per “riannodare il patto con le istituzioni”.

Sabina Radicale ha già richiamato, in diverse occasioni e contesti, al fatto che questo tema sia ineludibile nel prossimo futuro e nelle amministrazioni ad ogni livello.

Sono i prossimi profondi cambiamenti per la transizione energetica ed ecologica ad imporcelo sia a livello nazionale che locale; la complessità delle sfide che abbiamo di fronte richiede un coinvolgimento e uno sforzo corale e condiviso, a meno che non si voglia percorrere una via autoritaria.

A livello locale, nonostante le ultime amministrazioni siano troppo spesso inciampate su micro e macro decisioni non condivise, la ricucitura di una comunità cittadina sembra non essere un obiettivo della politica: su questa esigenza, oggi ancor più pressante, aveva già fallito la giunta Petrangeli, che pure si pose il tema; tema poi sfrontatamente rigettato dalla giunta Cicchetti-Sinibaldi, cui l’attuale opposizione non ha opposto che inazione.

Eutanasia e FC Rieti: attenzione a parlare di eutanasia in maniera imprecisa.

L’anno entrante sarà quello in cui finalmente i cittadini si potranno esprimere sulla legalizzazione dell’eutanasia. Proprio ieri si è costituito il primo Comitato per il No; lo hanno fatto senza citare, come si faceva finora, una supposta inammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale, che ne discuterà il 15 Febbraio.

Si sta entrando dunque nel vivo di un dibattito che vorremmo aperto, limpido e senza fraintendimenti ed equivoci, anche involontari. A questo proposito, la scorsa settimana è passato su molte testate un comunicato diramato dai tifosi della F.C. Rieti che chiedono l’eutanasia per la società.

Da un lato notiamo come il vocabolo “eutanasia” sia ormai sdoganato, grazie alla campagna di raccolta firme, e di questo Sabina Radicale se ne compiace; dall’altro, però, ci appelliamo alla sensibilità di ciascuno per un uso più parco ed attento di un termine che assume, oggi più che mai, una valenza precisa.

Non manca molto infatti alla primavera in cui si voterà per il Referendum e alla dura campagna di informazione e dibattito che dovrà precederlo. Sarà allora necessario ribadire cosa si intenderà per “eutanasia” nel codice penale risultante dalla vittoria al referendum del 2022, giacché la campagna contraria ha già dato segni di voler intorbidare l’informazione.

L’eutanasia andrà chiesta dalla persona interessata (naturalmente con una domanda che sarà da valutare secondo la legge ed a più livelli) e non dai suoi familiari o da amici (o sentimentalmente legati, come in questo caso per i tifosi): la società F.C. Rieti crediamo abbia piena capacità di decidere il proprio destino. Per come poi questi tifosi la pongono, la loro è piuttosto una richiesta di interruzione di accanimento terapeutico (“si proceda a staccarle definitivamente la spina”) se non una istigazione al suicidio che è e sarà sempre duramente punita.

Non crediamo di esagerare: le parole hanno il loro peso e l’opinione pubblica si forma e viene confusa – in questo caso di certo involontariamente – anche così, nella lettura di questi titoli ad effetto. La via necessaria è parlare invece di eutanasia come nella bella iniziativa degli studenti del Liceo Varrone, che sul tema dell’eutanasia hanno voluto dibattere in un confronto tra Mina Welby e i sostenitori del ProVita.

Al liceo classico un dibattito voluto dai giovani sull’eutanasia.

Quest’anno gli studenti del Liceo Classico di Rieti hanno scelto di impegnare la loro assemblea di istituto in un dibattito sull’eutanasia. L’appuntamento si è svolto mercoledì 22 dicembre.

Il diritto ad una fine dignitosa, attualmente impedito dalla legge come scritta nel 1930, fu proposto in parlamento una prima volta nel 1984, ben 37 anni fa. Rieti ebbe un ruolo di rilievo allora, Nel 2006 Piergiorgio Welby, tre mesi prima di morire, ne scrisse al Presidente della Repubblica, che gli rispose auspicando un “confronto sensibile e approfondito, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”. Ma il silenzio e la elusione sono continuati, oltre la proposta di legge di iniziativa popolare del 2013, oltre nel 2018 la sospensione del giudizio da parte della Corte Costituzionale per dare un anno al Parlamento per legiferare. Solo l’ondata di firme per il referendum, che terremo nella prossima primavera, è riuscita a far sì che il Parlamento “fingesse” di occuparsi del tema; ora si tratta di convincere i difensori dello status quo ad un dibattito aperto, che finora hanno voluto evitare. Per questo Sabina Radicale si complimenta e ringrazia per l’iniziativa i ragazzi e la scuola, in particolare Martina Eleuteri, Giacomo Orsini e Mattia Santoprete, gli studenti che si sono fatti promotori dell’iniziativa.

In questo quadro, il ruolo di Rieti non è stato secondario: già nel 1986 l’Ordine degli Avvocati tenne un convegno di tre giorni sul tema (lo potete riascoltare sul sito di RadioRadicale cercando “Rieti”); nel 2012 Gildo Balestrieri volle essere il testimonial della Associazione Luca Coscioni per la raccolta firme sulla proposta di legge, terminando poi la sua vita ad inizio del 2013.

Il dibattito reatino della passata settimana si è potuto purtroppo svolgere solo online ma ciò ha facilitato la partecipazione di qualificati ospiti collegati da remoto: a sostenere le ragioni contro il referendum Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day, e Francesca Romana Poleggi, direttrice editoriale del movimento ProVita & Famiglia. Per le argomentazioni a favore, Mina Welby, vicepresidente dell’Associazione Luca Coscioni.

Il noto psichiatra reatino Paolo Di Benedetto ha introdotto l’argomento dal punto di vista storico e fislosofico (da Seneca alla uccisione nazista dei minorati mentali), e ha voluto darne una conclusione letteraria (invitando a leggere Madame Bovary e Anna Karenina). Ha partecipato al dibattito anche Marco Giordani per Sabina Radicale.

Le quasi tre ore sono volate, anche perché Gandolfini e Poleggi hanno spaziato nelle loro argomentazioni dal testamento biologico (a loro detta equivalente ad eutanasia) al presunto progetto di suicidare i malati terminali per ridurre i costi della sanità, passando dal suicidio per amore all’aborto. Mina Welby, dal canto suo, ha confermato la sua capacità di empatia anche in un contesto di posizioni contrapposte ed affermazioni “forti”.

Moltissimi gli studenti che hanno assistito al dibattito (si sono visti sino a 250 partecipanti contemporanei, su circa 300 allievi del Liceo). In diversi sono intervenuti, ponendo in chat domande e osservazioni, tutte rivolte ai rappresentanti del ProVita, mostrandosi perplessi per le argomentazioni avanzate contro l’eutanasia.

In effetti l’interesse dei giovani, e dei giovani reatini in particolare, trova conferma nei dati aperti resi disponibili dalla Associazione Luca Coscioni: tra chi ha firmato online per l’eutanasia (non considerando quindi le firme cartacee) la fascia più giovane (18-24) a Rieti città costituisce il 28% del totale (mentre in Italia sono il 25%). Questo nonostante nella città di Rieti la raccolta cartacea sia stata una delle più capillari in Italia, specie nei luoghi di aggregazione giovanile (e infatti la provincia ad esclusione del capoluogo arriva ad una incidenza di oltre il 30% dei più giovani firmatari). Ciò denota una particolare attenzione dei giovani reatini al tema eutanasia che prescinde dalla maggior confidenza con il procedimento di firma online, dato che nei dati complessivi per il referendum cannabis, la stessa fascia di età non presenta un sensibile discostamento dal dato nazionale. Tutto ciò: la voglia di conoscenza e di partecipazione dei giovani, unita alla necessità di confronto da parte dei contrari – confronto non eludibile stavolta con l’espediente dell’astensione – ci danno fiducia per una bella primavera di diritti.

Anche i detenuti di Rieti firmano per il Referendum Cannabis

e riemerge necessità della nomina del Garante Comunale

Sono questi i giorni del deposito in Cassazione delle firme per la richiesta di Referendum Cannabis Legale, raccolta che aveva immediatamente raggiunto, con il solo online, le 500mila sottoscrizioni necessarie.

Con la proroga per la consegna a fine ottobre, necessaria ai Comuni per riuscire a certificare le firme, si era nel frattempo aperta la possibilità di firme anche “con la penna biro”.

Sabina Radicale ha pensato di approfittarne per darne la possibilità anche ai detenuti di Rieti, nella Casa Circondariale dove, secondo il rapporto Antigone di fine anno, un detenuto su quattro è classificato come “tossicodipendente in trattamento”.

Quindi, dopo l’accesso di settembre per i referendum Giustizia Giusta ed Eutanasia Legale, ci siamo recati di nuovo al carcere di Rieti in una delegazione composta da Marco Giordani e Marco Arcangeli, a cui si è unita Morena Fabi presidente della Camera Penale di Rieti, in veste di autenticatrice.

La proposta di referendum è stata accolta molto positivamente dai detenuti. Ricordiamo che secondo il “Libro Bianco” di Forum Droghe un detenuto su tre entra in carcere per violazione del solo art. 73 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), escludendo quindi l’art. 74 che ne punisce l’associazione. Essi conoscono quindi molto bene il tema: non sono mancate considerazioni da parte di detenuti sulla necessità di legalizzare al fine di togliere i profitti alla mafia; qualcuno ha persino convintamente firmato pur dichiarando che “nonostante questo gli avrebbe tolto il lavoro” (che evidentemente avrebbe intenzione di non riprendere una volta tornato alla vita libera).

Benché la nostra non fosse una visita ispettiva, diversi detenuti ci hanno chiesto un riferimento per perorare proprie richieste (tutte in qualche modo collegate alla necessità di salvaguardia dei propri affetti familiari, base per una nuova vita a fine pena).

Dall’amministrazione ci è giunta invece la considerazione che alla frequenza delle nostre visite non corrisponda un pari impegno da parte della città, intesa come amministratori ma anche come “società civile”. Non solo mancano opportunità di lavoro, ma ci sarebbe bisogno di più occasioni di cultura, di attività, di interscambio e conoscenza; ma anche di sensibilizzazione dei cittadini liberi da parte delle amministrazioni. A mo’ di esempio, ricordiamo come In una visita del 2018, segnalando la povertà degli attrezzi della palestra, invitavamo il Consigliere delegato allo sport ad attivarsi verso le palestre cittadine per una donazione di attrezzature nella abituale rotazione delle stesse; non ci fu riscontro, se non ironie sui social.

Crediamo che quanto, pur a margine della raccolta, abbiamo raccolto dai principali attori di quel mondo segnali ancora una volta la mancanza di un Garante per i Diritti delle Persone Private della Libertà Personale, che sia più prossimo di quello regionale e che si interfacci con la città; cioè quanto il Comune di Rieti prevede con quella figura, istituita otto anni fa ma mai nominata dalle due amministrazioni che si sono finora succedute. 

Non ci illudiamo che questo sia un tema delle prossime elezioni ma, per quanto riguarda Sabina Radicale, sarà una condizione.

Un’amministrazione non può più fare a meno della partecipazione dei cittadini.

Oggi sul sottopasso ma anche in futuro.

Il dibattito sul “sottopasso di Viale Maraini” coinvolge diversi aspetti, ma a parere di Sabina Radicale si trascura il vero tema.

Il primo aspetto, quello più noto e dibattuto, è l’impatto su viale Maraini del sottopasso stesso.
Pensato dalla amministrazione per “unire” due pezzi di città, rischia di essere vissuto come la spezzi tra un “di qua” ed un “di là”. Questo danneggiando irrimediabilmente anche l’estetica e la funzionalità (in ottica di una non lontana mobilità meno automobilistica) del viale che, con un futuro sviluppo delle aree ex industriale, dovrebbe diventare il nuovo baricentro della città.

Il secondo aspetto è l’impatto che l’attuazione del piano avrebbe sul traffico cittadino – tra l’altro bloccando la città intera per tutti i mesi che l’opera richiederà: il sottopasso renderà il traffico automobilistico più scorrevole lì, qualche volta nella giornata, ma andrebbe considerato cosa comporterà lo sbarramento per sempre di Via Molino della Salce-Viale dei Flavi e di Via Angelo Maria Ricci-Via Porrara, con per di più un aumento del traffico in due punti che non sembrano strutturati al meglio per sostenerlo: il ponte a Porta d’Arci, già oggi un imbuto, e la “rotatoria” intorno al McDonald (con parcheggio e negozi interni).

E’ evidente come una simile “rivoluzione” del traffico non possa essere affrontata senza un serio studio sui suoi impatti. Non già un PUT, la cui proposta – pur pagata dai contribuenti – giace nei cassetti del Comune, giacché esso prevede una riorganizzazione dei flussi senza creazione (o eliminazione) di nuove strade, ma un PUM (Piano Urbano di Mobilità).

Il vero tema, su cui vogliamo richiamare l’attenzione è però un altro: non è concepibile che una tale decisione, che avrà notevoli conseguenze – positive o negative -, venga presa da un singolo, pur a suo tempo legittimamente eletto, senza un reale coinvolgimento ed informazione alla città sui vari aspetti che il progetto comporta.

Questo della partecipazione e del coinvolgimento della comunità non è uno vezzo ideologico, come fu interpretato da Cicchetti sin da appena reinsediato, allorché cancellò le consulte cittadine con la scusa della partecipazione degli extracomunitari (sic!). Lo stesso Statuto del Comune di Rieti, predisposto durante la consiliatura Emili, recita che “Il Sindaco promuove riunioni di cittadini, di enti, di associazioni rappresentative della realtà comunale per informarli sull’attività del Comune e sugli obiettivi che l’Amministrazione intende perseguire in ordine ai più rilevanti problemi della comunità e per recepirne indicazioni.”

I tempi a cui a brevissimo andremo incontro saranno guidati dalla necessaria transizione ecologica che, per gli obiettivi che si pone, richiederà infrastrutture, impianti e scelte che avranno impatto reale sul quotidiano dei cittadini; tutti e ovunque. Viste le esperienze di difficoltà finora sperimentate ciò sarà possibile nel nostro Paese solo con una partecipazione informata, partecipata, convinta delle comunità.

Stavolta sarà indispensabile, e non solo come slogan elettorale, riavvicinare i cittadini alle istituzioni. La riconquista della fiducia, un approccio più trasparente da parte di chi applica le misure e la partecipazione attiva di chi le vive ogni giorno diventeranno, anzi sono già adesso, necessità ad ogni livello amministrativo. Radicali Italiani ha appena lanciato una campagna per la transizione ecologica che pone la urgente necessità, tra le altre cose, di questo approccio.[1]

Per questo motivo, come radicali riteniamo proprio il tema della partecipazione attiva un fattore ineludibile per una amministrazione locale. Tutto il resto – le piste ciclabili monodirezionali, le acacie o robinie che siano, il sottopasso, ma anche via Vazia o il cedro – sono problemi che se ben si osserva sono a cascata di quello.

Per i tempi che il progetto sui passaggi a livello ha di fronte a sé, sarà la prossima amministrazione a doverlo fronteggiare. Sarà l’amministrazione di Cicchetti o della sua eventuale continuità capace di questa apertura che necessariamente non potrà essere su una questione sì e su una no?

Non si direbbe che ne sia o che ne sarà capace: le dichiarazioni che tuttora vengono dal Palazzo Comunale appaiono di un’altra epoca, e si sapeva, ma sono incompatibili con l’epoca in cui siamo appena entrati.


[1] https://radicali.it/unasceltaradicale/

Eutanasia Legale, a Rieti e provincia un successo di squadra

Il referendum per Eutanasia Legale si avvia al deposito delle firme delle oltre un milione di adesioni di cittadini, deposito che avverrà l’8 Ottobre. Questi, nella sede del comitato, sono gli ultimi giorni per abbinare alle firme i certificati che i comuni stanno spedendo, per controllare gli ultimi moduli ricevuti e chiedere certificati.

Al giorno 27, a 10 giorni dal deposito, 677mila sono le firme cartacee raccolte a cui si aggiungono le 372mila raccolte online.

Pur in un quadro di successo inaspettato della raccolta, se in Italia ha sottoscritto un modulo cartaceo un elettore ogni 72, a Rieti questo è accaduto per un cittadino ogni 30 elettori. Risultato che spicca anche in confronto al resto della regione, che ha registrato 75 firme ogni 10mila abitanti, laddove la nostra provincia arriva a 269 e Rieti città addirittura a 724.

Sono infatti più di 4100 le firme raccolte, cui andrebbero aggiunte quelle che i cittadini hanno firmato nelle sedi comunali su tutto il territorio.

Questo è stato possibile grazie a 54 tavoli, dal primo del 18 giugno da Sabina Radicale fino a quello organizzato in città dai ragazzi di Controvento venerdì 24 settembre. A questi si sono aggiunte raccolte autonome dai volontari autenticatori per oltre 450 firme. Un plauso e ringraziamento va fatto ai molti avvocati (soprattutto avvocate, a dire il vero) che hanno offerto gratuitamente il proprio tempo per garantire ai cittadini questo diritto costituzionale. Ma non sono mancati in provincia ed in città sindaci, amministratori e consiglieri che si sono resi disponibili: a Cantalice sopra tutti ma anche a Longone, Rocca Sinibalda, Forano, Selci, Monteleone, Poggio Moiano.

Dal lato dei volontari, fondamentale l’apporto del gruppo di ragazzi che, avvicinatisi in questa occasione all’Associazione Luca Coscioni, sotto la denominazione di “Eutanasia Legale Rieti” hanno presidiato con impegno e costanza il capoluogo raccogliendovi quasi 2200 firme.

A Rieti città le firme raccolte sono state 3373, tra cui da Sabina Radicale 307 a Terminillo, 138 all’ingresso Ospedale, 82 all’interno del carcere.

In provincia sono stati organizzati tavoli dai ragazzi di MenteLocale a Poggio Mirteto, Fara, Montopoli (per 366 firme) e di Controvento (a Poggio Moiano, Monteleone, alla fiera di Osteria Nuova dove ha effettuato un tavolo anche Sinistra Italiana); e poi a Rocca Sinibalda e a Cittaducale dove l’iniziativa è venuta da una volontaria.

Tra i partiti politici promotori del referendum, oltre a Radicali Italiani e Sinistra Italiana, anche il Partito Socialista Italiano che ha attivato i propri militanti nei comuni.

Un grazie a tutti i cittadini con cui abbiamo condiviso questo obiettivo, agli uffici comunali per la disponibilità alla raccolta ed alla certificazione delle firme.

Controvento

Eutanasia Legale Rieti

MenteLocale

Partito Socialista Italiano

Sabina Radicale – Radicali Italiani

Sinistra Italiana