Cibo etico ed ecosostenibile? A Rieti anche la sinistra dice “no”.

Il Comune di Rieti ha enfaticamente comunicato di aver approvato la delibera scritta da Coldiretti contro il cosiddetto “cibo sintetico” (in realtà “carne coltivata in laboratorio”); è stato ahimè bruciato sul filo di lana dal Governo, che ha presentato un disegno di legge, come suo solito proibizionista (cioè che affronta una realtà esistente ed inarrestabile, semplicemente dichiarandone la proibizione).

L’una come l’altra sono “grida manzoniane”, cioè emesse con titoli altisonanti, dove vengono annunciate pene severe, ma che poi, nella realtà, verranno disattese: i consumatori avranno comunque la libertà di mangiare quel che vogliono. Sarà infatti proibito coltivarla ma si potrà (da Art.6 del disegno di legge) importarla (ricordiamo che produciamo solo il 50% del nostro fabbisogno di carni); a soffrirne, come per gli OGM, saranno la nostra ricerca e il nostro sistema produttivo.

Allora perché intervenire su questa fuffa? E’ che come a Roma, anche a Rieti questo proclama è stato deciso senza alcun contraddittorio e senza il parere di esperti in materia di innovazione nel settore agroalimentare. A Rieti poi c’è stato un di più: passaggi in Commissione ed in Consiglio, a seguito dei quali questa approvazione è avvenuta all’unanimità: di destra, sinistra e varie.

Di che parliamo? Il tutto, come apertamente ammesso da Governo e Comune, si fonda su una campagna di Coldiretti, che non temiamo di definire manipolatoria per slogan, immagini e contenuti. Tra l’altro neppure se ne comprende il perché, dato che il cibo cosiddetto “sintetico” andrà a discapito degli allevamenti intensivi e quindi non appare certo un concorrente (ma anzi, un alleato!) delle qualità, tipicità, biodiversità sbandierate da Coldiretti, valori che oggi soffrono nel diretto confronto e confusione con allevamenti intensivi sugli stessi banconi alimentari.

In quella campagna si afferma che il “cibo sintetico” non salvaguarderebbe l’ambiente, limiterebbe la libertà dei consumatori, spezzerebbe il legame tra cibo e natura, non tutelerebbe la salute e potrebbe perfino avere impatti socio-economici molto pericolosi “in quanto frutto di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni adeguatamente approfondite” (sic!). A noi sembra che sia esattamente il contrario: questa carne, che come dicevamo non è sintetica ma coltivata anziché strappata ad animali fatti crescere in condizioni aberranti e poi uccisi, oltre che rispondere all’etica di molti, sarà ecologicamente sostenibile in energia, acqua, suolo. Sarà capace di sfamare i miliardi di esseri umani che, oltre ad aumentare in numero, si affacciano sempre più ad una alimentazione proteica; ci proteggerà da minacce come quelle degli superbatteri resistenti agli antibiotici, sottoprodotti degli allevamenti intensivi bombardati di antibiotici (e già tutti abbiamo dimenticato la “mucca pazza”) e dai pesticidi che dalla agricoltura arrivano agli alimenti “naturali” degli animali.

Essendoci quindi tutti gli elementi per un dibattito su pro e contro, risultano inaccettabili superficialità e strumentalità dei nostri amministratori e consiglieri comunali: tutti in fila, e in concorrenza tra di loro, a lisciare il pelo a una lobby ed a un’opinione pubblica manipolata, disinteressandosi di cosa comporti questo populistico rifiuto della scienza e del progresso.

Tutti, anche la “sinistra”. Per strumentalità? Per superficialità? Ahimè, la sinistra non è nuova nel rincorrere, con strumentalità, quelli che ritiene gli umori della cittadinanza disinformata, anziché cercare di informarla. Nelle ultime elezioni regionali lo ha fatto anche il candidato presidente Alessio D’Amato nel cui programma ha inserito una incomprensibile frase il cui incipit probabilmente ritenne elettoralmente utile: “no decisi alle minacce che incombono sul futuro prossimo: [..] no alla carne sintetica come surrogato a una corretta educazione alimentare mirata a una adeguata diversificazione del cibo che abbia come unico fine la salute e il benessere delle persone”. Il suo staff non ebbe modo di rispondere alla nostra richiesta di chiarimento.

Ora però che non ci sono elezioni e si fanno dichiarazioni e post su tutto, tuttavia su questo tema a livello locale approvano mentre a Roma Schlein, Conte, Fratoianni e Renzi tacciono, mentre Calenda populisticamente sbanda.

E allora se davvero l’Amministrazione o il Consiglio ritengono che questo tema sia comunque di rilevanza per la cittadinanza e per le sorti della Nazione e dell’umanità, allora abbiano il coraggio di un confronto, un convegno, un dibattito serio e documentato, a cui saremo pronti a dare il nostro contributo.

Pirozzi usa l’amatriciana contro l’Unione Europea, che invece la protegge

Lo scoppio della pandemia ed i piani di ripresa per uscirne hanno fortemente indebolito il sentimento sovranista italiano, ed ora quasi tutti si professano europeisti. Per pochi l’antieuropeismo rimane perciò e però una nicchia da coltivare, che possa fruttare in futuro.

Ci sembra il caso di Pirozzi, ex sindaco di Amatrice che dalla notorietà dal terremoto è approdato in Consiglio Regionale, mentre ad Amatrice decisero prima di cambiarne amministrazione e auccessivamente di ignorare la sua offerta di tornare.

Così, il nostro ricerca palcoscenico e consenso attaccando l’Unione Europea su… l’amatriciana.
Nei giorni passati ha infatti diramato un comunicato, che incredibilmente ha avuto risonanza, in cui paventa il tentativo della UE di introdurre “eugenetica del cibo” e addirittura “carne sintetica” nell’amatriciana, e questo solo perché alcuni paesi europei stanno introducendo, a fianco delle informazioni dei valori nutrizionali già presenti (proteine, zuccheri, fibre, grassi), anche un indicatore (chiamato Nutriscore) riassuntivo dell’equilibrio nutrizionale di un prodotto, derivante dagli stessi valori nutrizionali e che assume cinque valori, dal verde intenso al rosso passando per verdino, giallo ed arancio.

Riguardo la “eugenetica (Sic!) del cibo”, ci spingiamo a credere che anche Pirozzi auspichi che il cibo “nasca bene” e l’uso a casaccio di questi termini meraviglia in un personaggio a cui tanti profetizzarono un importante futuro politico ed amministrativo.

Ma torniamo al Nutriscore: questo suggerimento da parte di alcuni paesi (che certo non mangiano più sano che in Italia e da cui quindi secondo noi dovremmo trarre vantaggio) è stato presentato alla UE, ed è in corso un dibattito, in cui il governo italiano si è peraltro detto contrario.

Si può discutere della utilità o meno dello strumento ma quello che Pirozzi fa è disinformazione e sciacallaggio: anzitutto il provvedimento riguarda i soli prodotti confezionati; vero peraltro che esistono ottimi sughi di amatriciana, anche preparati ad Amatrice (e del quale abbiamo calcolato il Nutriscore).

Ma Pirozzi (qui lo sciacallaggio) non può ignorare come sia la stessa Unione Europea ad aver registrato dal marzo 2020 nella sua Gazzetta Ufficiale la “Amatriciana Tradizionale” nei suoi ingredienti e preparazione.

Quindi è privo di qualsiasi fondamento il parlare di “carne” all’interno di questi sughi pronti di amatriciana, visto che l’Unione Europea stabilisce che debbano essere preparati con “guanciale di tipo amatriciano”.

E’ privo di fondamento peraltro parlare di “carne sintetica” a proposito del Nutriscore, che come spiegato si occupa di tutt’altro.

Non solo: il Nutriscore non sembra penalizzare l’amatriciana; abbiamo calcolato il Nutriscore di due diversi prodotti, entrambi di Amatriciana Tradizionale STG ed uno ha avuto una segnalazione arancio ed uno la gialla.

Non così lontano da quello che tutti noi sappiamo: che l’amatriciana è buona ma non è né un’insalatina né un veleno.